Michael Burry, il re dei ribassisti, mette in liquidazione il suo hedge fund da 150 milioni di dollari
Michael Burry, il re dei ribassisti, mette in liquidazione il suo hedge fund da 150 milioni di dollari
L’investitore statunitense reso celebre dal film La grande scommessa sulle sue strategie ribassiste si ritira dal mercato dopo aver accusato le Big Tech di gonfiare gli utili

di Mario Olivari 14/11/2025 09:40

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Michael Burry ha revocato la registrazione del suo hedge fund, Scion Asset Management. È quanto emerge dal sito ufficiale della Securities and Exchange Commission (Sec). Nella pagina dedicata al fondo fondato e gestito dall’investitore statunitense reso celebre dal film La grande scommessa, si legge infatti: «L’investment adviser che hai selezionato non è attualmente registrato e non sta inviando report alla Sec né a nessuno Stato». Lo stato di registrazione risulta «terminato» con data effettiva 10 novembre 2025.

Secondo quanto riportato da Reuters, in una lettera agli investitori datata 27 ottobre - di cui l’agenzia ha visionato una copia - Burry ha scritto che avrebbe liquidato i fondi e restituito il capitale, «fatta eccezione per una piccola riserva legata ad audit e tasse», entro la fine dell’anno. «Nella mia stima, il valore dei titoli non è attualmente - e non lo è da tempo - in linea con quello attribuito dai mercati», ha dichiarato Burry nella lettera.

Le scommesse di Scion, che a marzo gestiva 155 milioni di dollari in asset, sono da anni analizzate alla ricerca di segnali di bolle imminenti o di eccessi del mercato.

La mossa inaspettata dopo le recenti prese di posizione contro l’AI

La mossa inattesa di Michael Burry arriva dopo settimane di prese di posizione, sia mediatiche sia finanziarie, contro l’ecosistema dell’intelligenza artificiale. Secondo i documenti depositati il 4 novembre 2025 presso la Sec, l’investitore aveva infatti acquistato opzioni ribassiste (put) su Palantir e Nvidia per un valore complessivo superiore a 1,1 miliardi di dollari: circa 900 milioni su Palantir e altri 200 milioni su Nvidia. La reazione era stata immediata. Il ceo di Palantir, Alex Karp, in un’intervista alla Cnbc lo aveva definito «fuori di testa» accusandolo perfino di manipolazione del mercato.

Burry, che su X usa il nickname Cassandra Unchained - un riferimento alla figura mitologica capace di prevedere il futuro senza essere mai creduta - aveva rincarato la dose meno di una settimana dopo. Il 10 novembre, in un post sulla piattaforma di Elon Musk, aveva infatti accusato i cosiddetti hyperscalers - i grandi operatori del cloud come Amazon, Google, Meta e Microsoft - di alterare i bilanci sottostimando gli ammortamenti legati agli investimenti in infrastrutture per l’intelligenza artificiale, come server di nuova generazione, data center e soprattutto Gpu Nvidia. Secondo Burry, queste società estenderebbero artificialmente la «vita utile» degli asset, gonfiando così gli utili riportati.

Abbandono per sconfitta o perchè il gioco è truccato?

Negli ultimi mesi Burry aveva già lasciato trapelare il proprio crescente distacco dai mercati. In un post diventato virale, aveva condiviso l’immagine del suo personaggio in La grande scommessa con la frase: «A volte l’unica mossa vincente è non giocare», un avvertimento che suonava più come una resa al clima di euforia che come una sconfitta personale. E infatti, per alcuni osservatori, la sua uscita di scena ha un significato ben diverso.

«La decisione di Burry sembra meno un “mollare” e più il passo indietro di chi è convinto che il gioco sia fondamentalmente truccato», ha osservato Bruno Schneller di Erlen Capital Management, secondo quanto riportato da Reuters. In questo senso, il ritiro di Burry dalla gestione attiva appare come l’ultimo atto di una lunga battaglia contro un mercato che, ai suoi occhi, non ascolta più avvertimenti contro bolle ed eccessi.(riproduzione riservata)