L’amore per il mare nasce nei ricordi di bambino, in Sicilia. La corsa è una passione, invece, recentissima. In mare, nel 2017, ha vinto uno dei trofei più ambiti, la Maxi Yacht Rolex Cup, in Costa Smeralda, come armatore di Ribelle, 33 metri timonato dal grande Francesco de Angelis.
In pista, quest’anno, è arrivato secondo nei 60 metri categoria M90-94 ai Campionati Mondiali Masters Indoor, dietro a un bolide della Mongolia, e si sta allenando per i Mondiali 100 metri 2026 in Corea. In mezzo, ci sono 70 anni da avvocato giuslavorista, una professione condotta sempre ad altissimo livello, con tenacia e coraggio.
Stare accanto a Salvatore Trifirò, 93 anni, siciliano di nascita e milanese da quando ne aveva 21, gentleman autentico e straordinario ballerino, ti fa sentire una ragazza. E non certo per la differenza anagrafica, sarebbe troppo facile... Ma perché è egli stesso uno straordinario ragazzo che ama la vita e ha forse scoperto il segreto della longevità: «Fare sempre progetti, avere un traguardo: che sia un viaggio, una barca, un record sportivo... Metterti ancora nell’attesa, come quando da bambini si aspettavano le vacanze. Guardare sempre avanti».
E stare con la «prua al vento». Come fa nel suo attico milanese, nella centralissima piazza San Babila, dove sembra di vivere in barca. Con «La Paola»: occhi dardeggianti tra il verde e l’azzurro, capelli rosso fuoco, personalità ancor più fiammeggiante, punto d’orientamento e di riferimento costante. Paola Trifirò Siniramed, anche lei avvocato, founder partner dello studio Trifirò & Partners, suprema cuoca di delizie che allietano gli amici a casa e in barca, è appassionata ed esperta di barche al punto di essere stata cooptata nella giuria di Boat International, che ogni anno attribuisce i premi più prestigiosi del settore yachting.
Gentleman. Partiamo dal mare…
Salvatore Trifirò. Il mare è da sempre nel mio cuore. Sono nato a Barcellona Pozzo di Gotto, una cittadina vicino a Messina. Fra Milazzo e Tindari c’è un golfo bellissimo, che sembra un arco di luna. Quando ero bambino all’inizio dell’estate i miei genitori svuotavano la casa, mettevano tutto su un carretto siciliano e affittavano una casetta di pescatori sulla spiaggia.
G. La sua prima barca?
S.T. Fra il 43 e il 44, quando ci fu la ritirata, tra le casematte i tedeschi avevano abbandonato un sidecar. Noi ragazzi, stando attentissimi a non mettere i piedi sulle mine anti-carro, lo smontammo, prendendo la parte laterale per trasformarla in vascello. Uno stagnino otturò tutti i buchi, noi costruimmo albero e vela con un legno e un lenzuolo, ce li caricammo sulle spalle e via correndo verso il mare: appena messa in acqua, la barca affondò. Un primo varo disastroso, ma divertente.
G. Salto nel tempo: Trifirò armatore di grandi velieri.
S.T. Ricordo ogni mia barca. A 21 anni mi sono laureato e sono arrivato a Milano, ho vinto il concorso di procuratore, sono entrato nello studio dell’avvocato Cesare Grassetti e mi sono subito comprato un piccolo Dinghy. Dal Dinghy sono passato a Vega, un 6 metri e 80 in cui andavamo in sei: a bordo, ho sempre saputo fare tutto, dal timoniere al meccanico, con La Paola in cucina. Poi un Dufour 12 metri, un magnifco Jongert 21 metri, con la poppa simile a quelle dei vascelli dei pirati.
G. Fino al passaggio alle barche da regata.
S.T. Eh sì, ti porti nel cuore ogni momento, ogni dettaglio: La Rochelle, Antibes, Porto Cervo, il passaggio del ponte di Verrazzano a New York con Zefira, un 50 metri con l’albero alto 78 metri, la Nuova Zelanda… Con La Paola abbiamo percorso più di 350mila miglia. Nel 2017, con Ribelle abbiamo vinto la Maxi Yacht Rolex Cup, massima soddisfazione. Ma poi, la complicazione della gestione di una barca, con 25 persone di equipaggio, mi ha fatto desistere. Ora navighiamo su uno yacht a motore, un Arcadia, comodissimo.
G. Il filo rosso che lega tutte le sue esperienze in mare?
S.T. Gli amici: ci piace renderli felici a bordo. E a loro volta ci fanno felici.
G. E questa recentissima sfida della corsa?
S.T. È stato Valerio, il mio personal trainer, che mi ha convinto. Con lui mi alleno ogni mattina alle 7. Quando non c’è, per esempio in barca, seguo le lezioni registrate.
G. E l’alimentazione?
S.T. Mangio in modo equilibrato, il sonno è fondamentale, mi bastano quattro o cinque ore.
G. Longevity, il nuovo mantra del marketing del benessere. Che cosa ne pensa?
S.T. Prima di tutto conta il Dna, poi sono fondamentali la prevenzione e la testa. Ovvero, non mollare mai con il lavoro, stare con i giovani, dare e ricevere da loro.
G. Endorfine sempre alte con lo sport tutti i giorni…?
S.T. Se non ci fossero, come si farebbe?
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