Mai una parola ha suscitato tante discussioni e contrasti come, in questi giorni, il patrimonio della quale basta ormai la sola per pronunciare scatenare querelle. Eppure di questa impostazione hanno scritto e parlato personalità tra i maggiori competenti in materia economica e di finanza pubblica a partire, se non si vuole andare oltre il mezzo secolo fa, da Cesare Cosciani.
Diversi anni dopo l'eventualità dell'introduzione di una tale imposta non spaventava affatto, per esempio, un grande esperto societario e fiscale qual era il repubblicano Bruno Visentini, che fu anche ministro delle Finanze. Tuttavia ogni volta che veniva fatto riferimento alla patrimoniale (come in qualche altro caso a forme soft di consolidamento dei titoli pubblici queste sì pericolose) si scatenavano i contrasti e le opposizioni a livello politico e sociale, ma anche tra i cultori della materia. Una tale impostazione veniva vista anche come contraria ai ceti medi e a sinistra si ricordava il monito di Palmiro Togliatti di non presentarsi mai come il partito delle tasse.
A ogni crisi finanziaria durante la Prima Repubblica ricompariva il tema della patrimoniale, molto spesso però nella confusione del suo significato tra chi la vedeva come riferita al patrimonio immobiliare, del resto già sottoposto a tassazione, e chi addirittura riferita al reddito del pari tassato, chi alla ricchezza finanziaria. Il prelievo forzoso introdotto nottetempo sui conti correnti dal governo Amato nel 1992 non era di certo una patrimoniale come fu invece inteso, ma il ricordo della sua adozione, sia pure in un periodo di grave crisi finanziaria con il crollo della lira, è vivo e stigmatizzato ancora oggi.
La conseguenza immediata fu la necessità dell'intervento dell'allora governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, il quale con una nota indirizzata al settore bancario, ma di fatto a tutto il Paese, rassicurava i destinatari dando la copertura di Bankitalia per un'eventuale evoluzione negativa della situazione. In effetti si può dire che la preoccupazione patrimoniale per l'effetto-annuncio e per il timore di una politica fiscale coerente con essa più di quanto preoccuperebbe per una sua equilibrata introduzione, che tuttavia, per la mobilità della ricchezza e quindi per la difficoltà dell'accertamento e della non duplicazione della tassazione, come per gli effetti a catena che ne discenderebbero, non è conveniente anche nell'ipotesi più soft di uno straordinario contributo di solidarietà con una tassazione oltre i 2 milioni di reddito (l'economista francese Gabriel Zucman propone una patrimoniale su redditi superiore a 100 milioni).
Ma il convincimento che è alla base della proposta di un patrimonio non può essere trascurato. Perché chi ha di più paghi di più al fisco si pone la necessità di riesaminare la curva delle aliquote alla luce dei principi costituzionali, superare il contrasto nell'imposizione tra titolari di reddito fisso e non, intensificare l'azione di contrasto dell'evasione, ma anche dell'elusione, come a proposito di quest'ultima ha sostenuto il governatore onorario della Banca d'Italia Ignazio Visco in una intervista a La Stampa.
Vi sarebbe poi da riprendere l'esame della possibile dismissione di parti importanti del patrimonio immobiliare dello Stato. Non molto tempo fa era stato rilanciato il progetto in materia promosso da Class Editori e da questo giornale che aveva suscitato una diffusa condivisione anche nel mondo bancario, a partire da Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana.
Insomma, sarebbe un grave errore limitarsi a respingere l'ipotesi di una patrimoniale senza pensare ai motivi che periodicamente la fanno invocare da settori e ceti diversi e senza valutare come a quelle esigenze e aspettative si possa corrispondere con modalità e strumenti diversi. Infine andrebbe letto bene il testo della recente audizione parlamentare di Bankitalia sulla manovra di bilancio per le indicazioni piane che propone senza mai fare riferimento ai ricchi, parola inventata di sana pianta da alcuni critici, sulla quale si sono appuntati alcuni commentatori senza aver letto il testo dell'audizione.(riproduzione riservata)