Mille giorni di governo Meloni, la pagella: promossa in borsa e Btp, rimandata in debito e pil
Mille giorni di governo Meloni, la pagella: promossa in borsa e Btp, rimandata in debito e pil
Il 17 luglio l’esecutivo guidato dalla premier diventa il quarto più longevo della Repubblica. Spread, Piazza Affari e occupazione registrano record. Ma il debito sale e il pil stenta. Da che parte penderà la bilancia?  

di Anna Di Rocco 04/07/2025 21:30

Ftse Mib
39.914,25 17.40.00

+0,74%

Dax 30
24.073,67 23.30.16

+1,20%

Dow Jones
44.406,36 23.59.15

-0,94%

Nasdaq
20.412,52 23.30.00

-0,92%

Euro/Dollaro
1,1717 0.10.43

-0,14%

Spread
91,07 17.29.52

+0,71

Mille è una strana unità di misura. Si può liberare l’Italia con un pugno di camicie rosse, se si è Giuseppe Garibaldi o solo provare a governarla, nel caso di Giorgia Meloni. Comunque si tratta di una cifra tonda che fa pensare soprattutto al titolo del noto libro di Arthur M. Schlesinger Jr sulla presidenza di John F. Kennedy (dal 1961 al 1963) ma che per l’Italia significa già un record, perché i governi che hanno superato i tre zeri sono merce rara.

Il traguardo per pochi è il 17 luglio: data in cui l’esecutivo guidato dalla premier diventerà il quarto più longevo, dopo quelli di Silvio Berlusconi (II e IV) e Bettino Craxi I (grande amante della figura di Garibaldi). Con quali risultati? Spread, debito, pil, inflazione, occupazione sono cambiati da quel 22 ottobre 2022 e una loro fotografia racconta cos’è successo in questi quasi tre anni.

Il debito sale e il pil stenta. Ma lo spread è in costante calo

Il dato più evidente e forse il più ingombrante è quello relativo al debito pubblico: era di 2.771 miliardi di euro nell’ottobre 2022 e oggi ha superato i 3.063 miliardi. In valore assoluto, un aumento di oltre 290 miliardi, ben sopra il Pnrr. Di pari passo, la crescita del prodotto interno lordo si è sgonfiata passando dal +2,4% annuo di allora al +0,7% del 2024. Un rallentamento del 70%. Meno crescita, più debito: una combinazione che rende fragile il rapporto debito/pil, passato sì dal 8,5% al 3,4% ma ancora insufficiente per smuovere l’Italia dalla procedura di infrazione aperta da Bruxelles. Obiettivo dell’esecutivo è quello di portare il saldo tra le entrate e le uscite al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026.

Eppure l’Economist ha messo l’Italia al quinto posto nella classifica delle migliori economie del 2024. Di certo non per la crescita, ma per il costante calo dello spread dell’Italia. Dopo aver raggiunto il livello più basso da ottobre 2021, scendendo sotto quota 110 punti («L’unico 110 che mi piace!», aveva commentato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti) il differenziale tra rendimenti decennali italiani e tedeschi si è ridotto a 90 punti base.

Il settimanale finanziario britannico, più in generale, ha valutato 37 Paesi, prevalentemente tra i più ricchi del pianeta, sulla base di cinque parametri: pil, andamento del mercato azionario, inflazione di fondo, disoccupazione e deficit primario. Dopodiché ha assegnato un punteggio sintetico e stilato una classifica che vede al primo posto la Spagna, poi Irlanda, Danimarca, Grecia e Italia (tolta Copenaghen, tutti facenti parte dei temuti Pigs, paesi sudisti scialacquatori).

Il successo più chiacchierato del governo

Piazza Affari, effettivamente, è uno dei successi più chiacchierati del governo di centro-destra. In quasi mille giorni, l’indice Ftse Mib ha messo a segno una crescita di quasi l’80% (muovendosi attorno ai 39 mila punti) che è stata in grado di riportare la borsa italiana sui livelli del 2007. Anche la corsa dei prezzi, che nel 2022 aveva toccato l’11,8% su base annua, si è gradualmente ridimensionata, arrivando all’1,7% nel giugno 2025. Una buona notizia, in parte frutto della fine dello shock terribile dei costi energetici subito dopo l’invasione dell’Ucraina, che si è meritata un video ad hoc realizzato dalla presidente Meloni, ma che però non ha ridotto il caro bollette.

Tutto questo, sommato a un evidente rigore sui conti pubblici ha permesso al governo di centrodestra di incassare diversi riconoscimenti delle agenzie di rating che col Cavaliere in genere e l’Italia sono state invece sempre rigidissime. L’11 aprile 2025 l’agenzia S&P ha migliorato il rating dell’Italia a BBB+ da BBB, con outlook stabile: una promozione che mancava da oltre vent’anni e che ha premiato la stabilità politica e dei mercati.

«Il governo gode di un solido sostegno pubblico, di una maggioranza parlamentare stabile e di limitate minacce di opposizione», ha osservato l’agenzia americana in una nota che definisce «probabile» la permanenza al potere fino al 2027. Pareri positivi anche da Fitch Ratings che ha confermato il giudizio BBB con outlook positivo e da Morning Dbrs, che ha approvato i rating a lungo termine dell’Italia a BBB. L’ultima valutazione è quella di Moody’s che a fine maggio ha alzato l’outlook da stabile a positivo, confermando il rating Baa3.

Parte il secondo tempo

C’è poi un piccolo, terzo miracolo economico, nonché quello politicamente più spendibile, il dato sull’occupazione: con una crescita del tasso di occupati dal 60,5% al 62,8% e una disoccupazione in calo di 1,4 punti percentuali, l’Italia registra uno dei migliori miglioramenti tra le economie avanzate. È anche l’unico indicatore, tra quelli macro, che secondo i dati Istat migliora sia in valore assoluto sia in dinamica relativa, con il tasso di inattività in discesa e la partecipazione femminile in leggera risalita. Resta però il nodo demografico, con cui nessun governo degli ultimi vent’anni ha saputo davvero fare i conti. Dal 2022 a oggi il tasso di natalità è sceso ancora: da 6,7 a 6,3 nati ogni mille abitanti.

Mille giorni non bastano per cambiare un Paese, ma servono a capirne la direzione. L’Italia dell’estate 2025 cresce poco, ma lo fa in modo ordinato. I conti pubblici sono più puliti, il differenziale di rendimento con la Germania è sceso, le agenzie di rating premiano la stabilità politica e l’approccio prudente del governo. Intanto il debito ha continuato a salire, e la crescita si è fermata. È un equilibrio fragile, quasi contabile, che poggia su un mix di disciplina fiscale e buona sorte internazionale (dalla discesa dell’inflazione alla stabilità dei mercati). E la presidente del Consiglio ha festeggiato a suo modo nella conversazione con Bruno Vespa al Forum in Masseria. Con questo caldo ci sarebbe stato bene anche un bagno, ma la politica è sempre incandescente a prescindere dalle temperature. (riproduzione riservata)