Donald Trump ha firmato 12 lettere, che saranno spedite lunedì 7 luglio, in cui delinea i vari dazi che saranno applicati ai Paesi sui beni esportati negli Stati Uniti. Le proposte non saranno negoziabili: «prendere o lasciare», ha dichiarato il presidente americano ai giornalisti salendo sull’Air Force One.
Le nuove tariffe potrebbero variare da Paese a Paese, dalla Cina all’Unione Europea, da un intervallo compreso tra il 10% e il 20% a una forchetta molto più ampia tra il 60% e il 70%. Secondo quanto riporta Bloomberg, i Paesi in questione inizieranno a pagare l’1 agosto.
Secondo l’inquilino della Casa Bianca «Spedire lettere in cui si dice: “Guardate, sappiamo di avere un certo deficit, o in alcuni casi un surplus, ma non molto. E questo è quanto dovete pagare per fare affari negli Stati Uniti”, è la soluzione più facile, lo abbiamo fatto con il Regno Unito ed è stato molto positivo per entrambe le parti. Lo abbiamo fatto anche con la Cina, e penso che sia molto positivo per entrambe le parti», ha detto.
A ridosso della scadenza del 9 luglio, la prospettiva di un accordo tra Ue e Stati Uniti sui dazi appare ancora incerto. La Commissione europea ha fatto sapere che l’ultimo round di colloqui svoltosi a Washington ha segnato «progressi», ma nessuno esclude che la trattativa possa concludersi con un nulla di fatto. La soluzione negoziale resta la priorità.
Il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto, intervenendo al Forum in Masseria sabato 5 luglio, ha dichiarato che «l’auspicio è che ci sia un’intesa sul tema dei dazi che però, allo stesso tempo, non può passare da risultati che non tutelino gli interessi dei cittadini europei, così come legittimamente Trump tutela gli interessi dei cittadini degli Stati Uniti d'America». (riproduzione riservata)