Il prezzo dell’oro è salito ieri al massimo delle ultime tre settimane, sulle aspettative che la riapertura del governo statunitense, dopo 43 giorni di shutdown, aumenterà i livelli del debito americano, mentre la pubblicazione dei dati macro ritardati, in particolare su occupazione e inflazione, può fornire maggior chiarezza sulla politica dei tassi d’interesse della Fed. L’oro spot è cresciuto nell’intraday fino a 4.245,23 dollari l’oncia, il livello più alto dal 21 ottobre. I future sull’oro fino a 4.249 dollari.
L’accordo raggiunto finanzia le attività federali Usa fino al 30 gennaio, ma si prevede che il governo aggiungerà 1,8 trilioni di dollari l’anno al suo maxi debito di 38 trilioni. Stando all’ultimo sondaggio Reuters l’80% degli economisti si aspetta che la Fed riduca il costo del denaro di 25 punti base a dicembre. Tassi più bassi tendono a favorire il metallo giallo, bene rifugio durante i periodi di incertezza economica. Quest’anno è balzato del 61%, al record storico di 4.381,21 dollari (20 ottobre), alimentato anche dalle preoccupazioni geopolitiche e dall’aumento sia degli acquisti da parte delle banche centrali (220 tonnellate nel terzo trimestre) sia dei flussi verso gli Etf.
Tanto che il calo di ottobre è sembrato più che altro una correzione di tipo tecnico a Daniel Marburger, ceo di StoneX Bullion, dopo un anno straordinariamente forte. «La mossa ha coinciso con prese di profitto e ribilanciamenti delle posizioni, non con un cambiamento nei fondamentali. Da allora, i prezzi hanno registrato un rimbalzo sulla scorta delle attese di tagli dei tassi Fed e delle preoccupazioni per la crescita», ha spiegato a MF-Milano Finanza Marburger, prevedendo, entro fine anno, un prezzo tra 3.800 e 4.300 dollari, mentre per il 2026 la forbice si allarga tra 3.600 e 4.800 dollari.
Questo intervallo comprende le linee guida delle principali banche che spaziano da un indebolimento del dollaro o un allentamento monetario anticipato da parte della Fed (per il limite superiore) a un’inflazione più persistente e tagli più lenti (per il limite medio/inferiore). Le recenti previsioni delle banche e della Banca Mondiale continuano a indicare medie elevate fino al 2026. «Se i dati sulla crescita non fossero rassicuranti, se ci fossero problemi fiscali negli Usa e rischi geopolitici, giocherebbero tutti a supporto dell’investimento in beni rifugio», ha continuato il ceo di StoneX Bullion che guarda, inoltre, alla struttura di mercato, rilevante in particolare per l’argento, in cui una scarsità episodica sul mercato di Londra (con picchi nei tassi di prestito) potrebbe amplificare il rialzo. L’esperto vede il prezzo dell’argento tra 38 e 52 dollari l’oncia per fine anno e tra 40 e i 60 dollari per il prossimo. Il consenso è cresciuto, seguendo l’aumento del valore dell’oro.
Alcune agenzie vedono addirittura un possibile limite superiore della forbice intorno a 65 dollari per il 2026 nel caso di perdurante scarsità. Comunque, per entrambi i metalli preziosi nei prossimi mesi saranno soprattutto le banche centrali le acquirenti più affidabili, nell’ottica di una loro diversificazione rispetto agli asset in dollari. Poi i flussi d’investimento negli Etf e i mercati retail di Cina e India con la loro stagionalità legata ai matrimoni e alle festività, anche se subito dopo i volumi si esauriscono.
Discorso diverso per platino e palladio. Nel primo caso, i limiti dal lato dell’offerta, dell’estrazione mineraria e del riciclo rispetto alle esigenze dell’industria creano un potenziale di recupero se la propensione al rischio si estenderà oltre l’oro e l’argento. Nel secondo, l’outlook è più sfaccettato. «Ci aspettiamo deficit sia quest’anno che il prossimo ma una transizione verso il surplus negli anni successivi. Si tratta di un metallo più ciclico e sensibile al mercato dell’auto, nel suo spostamento verso l’ibrido e l’elettrico», ha precisato Marburger. «Per vedere un rialzo delle quotazioni dovremmo osservare una rinnovata domanda per i motori a scoppio o l’ibrido e al contempo un’offerta limitata da parte di Russia e Sudafrica».
Dal 2019 StoneX Bullion fa parte di StoneX Group, società con base negli Stati uniti che si è quotata al Nasdaq a dicembre del 2023. Fondata nel 1924 e oggi è uno dei principali distributori online di metalli preziosi in Europa.
Attualmente i clienti di StoneX Bullion stanno dando priorità alla diversificazione, consapevoli del rischio. «Osserviamo molte allocazioni ladder su oro e argento, a cui poi aggiungono selettivamente il platino. Per quanto riguarda il mix di prodotti, continuiamo a registrare un forte interesse per i lingotti accreditati dalla Lbma, cioè lingotti da 100 g e 1 oncia per un’efficienza sulle dimensioni e lingotti da 1 kg per le allocazioni high net worth, che si aggiungono alla domanda di monete in Europa», ha indicato Marburger.
Mentre gli articoli in argento e platino sono perfetti per lo stoccaggio separato ed esente da Iva o, per chi preferisce conservarli a casa, per la consegna assicurata. «Nella nostra base di clienti», ha concluso l’esperto, «abbiamo notato una crescita significativa dei più giovani e delle donne, che spesso iniziano con lingotti o monete più piccoli e acquisti ricorrenti, per poi aumentare le dimensioni man mano che cresce la fiducia». (riproduzione riservata)