Nottata burrascosa per le criptovalute. Bitcoin è sceso sotto i 100.000 dollari fino a un minimo di 96.170 dollari. Alle ore 11:30 veniva scambiato a 96.941 dollari, in ribasso del 5,9% mentre Ethereum cedeva il 9,2% a 3.182 dollari. Questo è il frutto del secondo maggiore deflusso netto dagli Etf mai registrato, pari a 869,9 milioni di dollari.
A guidare i deflussi giovedì 13 è stato Mini Trust con 318,2 milioni di dollari, secondo i dati di SoSoValue. Ibit di BlockRock ha registrato deflussi netti per 256,6 milioni di dollari, mentre Fbtc di Fidelity ha visto 119,9 milioni di dollari uscire dal fondo. Anche Gbtc di Grayscale, insieme agli Etf di Ark e 21Shares, Bitwise, VanEck, Invesco, Valkyrie e Franklin Templeton, hanno registrato deflussi netti.
«Ampi deflussi segnalano un reset dell'avversione al rischio, riflettendo il ritiro delle istituzioni in un contesto di instabilità macroeconomica» ha affermato Vincent Liu, cio di Kronos Research. «Questo flusso incide sullo slancio a breve termine, ma non intacca la domanda strutturale più ampia. Queste perdite sono in linea con le condizioni di ipervenduto e aprono le porte agli opportunisti a lungo termine».
«Il supporto della domanda si concentra intorno alla zona compresa tra 92.000 e 95.000 dollari, con gli acquirenti che stanno gradualmente ricostruendo la profondità. Ma finché non arriveranno nuovi flussi la volatilità rimarrà al centro dell'attenzione», ha sottolineato Liu.
«Attualmente ci troviamo in quella che dovrebbe essere una zona di supporto, ma non sarei sorpreso di vedere i prezzi scendere al successivo livello chiave, nella parte inferiore dei 90.000 dollari», ha affermato Justin d'Anethan, responsabile della ricerca presso la società di consulenza di mercato Arctic Digital. «Sospetto che quei livelli sarebbero visti da molti come un'opportunità di acquisto, soprattutto per tutti coloro che sono rimasti in disparte quando Bitcoin, non molto tempo fa, ha superato i 120.000 dollari».
Ovviamente conta molto anche la situazione macroeconomica: lo shutdown più lungo della storia è appena finito e «gli investitori stanno metabolizzando le conseguenze della riapertura del governo statunitense», ha dichiarato Ryan McMillin, responsabile degli investimenti presso il gestore di fondi crypto Merkle Tree Capital.
Ma il dato più preoccupante, come ha evidenziato un rapporto di Glassnode pubblicato giovedì 13, è che «le vendite da parte dei detentori di Bitcoin a lungo termine hanno raggiunto uno dei livelli più alti finora quest'anno, mentre i prezzi raggiungevano nuovi massimi e la domanda iniziava a contrarsi», hanno osservato gli analisti di CryptoQuant.
Secondo gli analisti di JPMorgan, guidati dal manager director Nikolaos Panigirtzoglou, il costo di produzione stimato di Bitcoin, che storicamente ha agito come prezzo minimo o di supporto, è salito a circa 94.000 dollari, rispetto a una recente stima di circa 92.000 dollari. Il forte aumento della difficoltà della rete Bitcoin negli ultimi due mesi – la quantità di potenza di calcolo necessaria per estrarre lo stesso numero di blocchi – ha infatti aumentato drasticamente i costi di produzione stimati. Il rapporto tra il prezzo di Bitcoin e il suo costo di produzione si attesta ora appena sopra 1, vicino al minimo del suo intervallo storico, hanno affermato gli analisti di JPMorgan. (riproduzione riservata)