In attesa di ulteriori dettagli sul contribuito alla legge di bilancio, dalle banche italiane è in arrivo una pioggia di utili nel terzo trimestre del 2025. In tutto oltre 6 miliardi di euro. Ad aprire le danze sarà Unicredit il 22 ottobre.
Equita si aspetta un terzo trimestre (include il contributo dell’internalizzazione del business assicurativo che la sim stima pari a 70 milioni di euro) «solido» con una buona tenuta del margine di interesse (3,4 miliardi, -2% trimestre su trimestre e -4% anno su anno) e delle commissioni (-5% trimestre su trimestre e +2% anno su anno) per ricavi totali pari a 6,17 miliardi (+1% trimestre su trimestre, +3% anno su anno).
Mentre l’utile operativo è stimato a 3,8 miliardi (piatto trimestre su trimestre, -1% anno su anno), gli accantonamenti per perdite su crediti a 192 milioni, l’utile netto a 2,48 miliardi con un costo del rischio ancora su livelli contenuti.
A livello di capitale, il coefficiente patrimoniale Cet1 pro-forma è visto scendere dal 16,2% del secondo trimestre del 2025 in area 14% per via dell’incremento delle quote in Commerzbank e AlphaBank e dell’impatto dell’aggiustamento dei modelli sugli asset ponderati per il rischio (rwa).
Quanto alla remunerazione degli azionisti, Unicredit ha già indicato il pagamento di un interim dividend sull’utile 2025 pari a 2,1 miliardi e l’avvio dell’ultima tranche da 1,8 miliardi del buyback, corrispondenti complessivamente al 4% della capitalizzazione di mercato della banca.
Equita si aspetta che Unicredit confermi la guidance di utile 2025 a 10,5 miliardi e a oltre 11 miliardi al 2027. Ha quindi confermato le sue stime sull’utile 2025 di Piazza Gae Aulenti, ma ha alzato quelle sul 2026-2027 in media del +2% per riflettere una dinamica più sostenuta del margine di interesse. «Continuando a incorporare un contributo dalla Russia in calo sostenuto, stimiamo ora un margine di interesse in calo dell’1% anno su anno nel 2026 e sostanzialmente stabile/in leggera crescita dal 2027», precisa la sim che di conseguenza ha alzato il target price sul titolo del +4% a 71,5 euro, ribadendo il rating buy.
Invece, Intesa Sanpaolo riporterà i risultati del terzo trimestre il 31 ottobre. Numeri previsti coerenti con la guidance di utile nel 2025 «ben superiore a 9 miliardi» che verrà «almeno ribadita».
Alla voce ricavi Equita si attende un margine di interesse in calo del 2% trimestre su trimestre a 3,71 miliardi e del 6% anno su anno, commissioni solide a +3% anno su anno (-3% trimestre su trimestre per la stagionalità meno favorevole) con un contributo del trading in area 120 milioni (287 milioni nel secondo trimestre del 2025).
I ricavi totali dovrebbero così ammontare a 6,635 miliardi (-5% trimestre su trimestre, -2% anno su anno), l’utile operativo a 3,882 miliardi (-10% e -5%, rispettivamente) e dopo accantonamenti per perdite su crediti per 327 milioni l’utile netto è stimato a 2,29 miliardi (-5% anno su anno).
I costi operativi sono attesi pressoché stabili (+1% anno su anno) con un cost income in area 40%. Equita poi non si attende segnali di deterioramento della qualità del credito, per cui il costo del rischio dovrebbe rimanere contenuto in area 30 punti base, senza l’utilizzo di overlays.
A livello di capitale, il Cet1 dovrebbe migliorare leggermente rispetto al 13,5% del secondo trimestre del 2025. A novembre Intesa Sanpaolo distribuirà un acconto sul dividendo 2025 per 3,2 miliardi (oltre il 3% della capitalizzazione di mercato). Equita ha confermato le stime 2025 e rivisto in media del +2% quelle per il 2026-2027 per riflettere maggiori ricavi da trading e un costo del rischio più basso. Il target price sale del +4% a 6,3 euro e il rating resta buy.
Anche il target price di Bper Banca è stato alzato del 5% a 11,5 euro (rating buy confermato con il titolo che tratta a sconto rispetto alla media di settore e offre un dividend yield 2026 attraente e visibile: oltre l’8%) in vista di un altro trimestre solido (cda il 5 novembre), il primo che vedrà il consolidamento della Popolare di Sondrio, dopo la chiusura dell’offerta a luglio.
«Ci aspettiamo che il trimestre non sia impattato da particolari componenti straordinarie, con gli oneri di integrazione (75% dei 400 milioni complessivi previsti) che verranno contabilizzati nel corso del quarto trimestre», indica Equita che si attende un margine di interesse a 1,075 miliardi (-2% trimestre su trimestre, -4% anno su anno) con ricavi totali a 1,749 miliardi (-6% e -2%), un utile operativo a 907 milioni (-9% anno su anno) e, dopo accantonamenti per perdite su crediti per 94 milioni, un utile netto di 517 milioni.
Con un utile nei primi nove mesi dell’anno di oltre 1,4 miliardi, «riteniamo che la visibilità sulla nostra stima di utile nel 2025 a 1,6 miliardi post oneri di integrazione sia elevata», aggiunge la sim. mentre in questa fase il Cet1 dovrebbe attestarsi in area 14,5%-15%, per poi rimanere oltre il 15% una volta completata la fusione con la Sondrio ad aprile del 2026. Nonostante Bper non abbia fornito indicazioni al riguardo, «riteniamo probabile l’introduzione di un interim dividend con pagamento a novembre, il dividendo per l’intero esercizio 2025 è atteso a circa 0,65 euro per azione».
Il giorno successivo, il 6 novembre, toccherà a Banco Bpm pubblicare la trimestrale. Equita si attende un calo del margine di interesse del 4% trimestre su trimestre a 758 milioni (-12% anno su anno), le commissioni (inclusa Anima) sono previste sostanzialmente stabili/in moderato calo trimestre su trimestre, anche considerando la stagionalità trimestrale leggermente sfavorevole, per ricavi totali pari a 1,445 miliardi (-7% trimestre su trimestre).
Dopo costi operativi sostanzialmente stabili trimestre su trimestre in area 700 milioni, con un ratio cost/income al 48% e accantonamenti per perdite su crediti pari a 101 milioni, l’utile operativo è stimato a 745 milioni e l’utile netto a 408 milioni.
Sul fronte del capitale, il Cet1 dovrebbe essere in leggera crescita rispetto al 13,3% del secondo trimestre del 2025. Per quanto riguarda la distribuzione agli azionisti, Banco Bpm ha già indicato un interim dividend per 700 milioni, oltre il 3,5% della capitalizzazione di mercato.
Con un utile nei primi nove mesi del 2025 atteso a oltre 1,6 miliardi, Equita si aspetta che il Banco ribadisca il target di utile 2025 di 1,95 miliardi, su cui però ritiene ci sia margine di upside. «Confermiamo le nostre stime di utile 2025 del 5% sopra la guidance, mentre rivediamo le stime 2026-2027 del +3% in media alla luce della dinamica migliore sul margine di interesse, atteso solo in moderato calo anno su anno nel 2026 e in crescita dal 2027 e di un costo del rischio leggermente più basso», precisa la sim.
Di riflesso il target price sul titolo sale da 10,4 a 12,2 euro, ma il rating resta hold con l’azione che tratta a premio rispetto alla media del settore (p/e 2026 di 10 volte vs 9,3), scontando già l’appeal speculativo di una possibile integrazione con un’altra banca.
Nel caso di Mps sarà l’ultimo trimestre su base standalone (conti in uscita il 7 novembre), anche se l’offerta per Mediobanca si è chiusa prima della fine del trimestre.
In particolare, a livello di margine di interesse Equita si attende un -2% trimestre su trimestre a 542 milioni (-9% anno su anno), commissioni in crescita del +5% anno su anno, ma -7% trimestre su trimestre per la tipica stagionalità legata al rallentamento del business nei mesi estivi per ricavi totali a 981 milioni (-6% trimestre su trimestre, -3% anno su anno).
Anche i costi operativi sono visti in crescita del 2% anno su anno con un ratio cost/income al 49% e un costo del rischio su livelli contenuti in area 55 punti base, sebbene superiore ai 43 del primo semestre del 2025. Scontando poi oneri legati all’m&a per circa 10 milioni e accantonamenti per perdite su crediti pari a 110 milioni, l’utile operativo è stimato a 505 milioni (-12% trimestre su trimestre, -6% anno su anno) e l’utile pre tasse a 356 milioni.
Il Cet1 post acquisizione di Mediobanca è visto al 17% dal 19,6% del secondo trimestre del 2025 su base standalone. Dovrebbe convergere a fine anno in area 16%. Sempre su base standalone Equita ha alzato le stime di utile pre-tasse 2025-2028 del +4% in media per riflettere una dinamica migliore del margine di interesse, ora visto flat nel 2026 rispetto al 2025.
Le stime preliminari (pre-sinergie) della sim della nuova banca che nascerà dalla fusione tra Mps e Mediobanca puntano nel 2028 a un utile netto adjusted di 2,7 miliardi. Sulla base di queste considerazioni preliminari, Equita ha portato il target price da 8,2 a 8,6 su base standalone. Il rating resta hold.
Nel caso, infine, di Mediobanca (cda il 10 novembre, utile trimestrale atteso a 287 milioni) Equita ha abbassato il target price da 24 a 19,8 euro, confermando il rating hold, dopo aver tagliato le stime di utile per azione adjusted 2026-2028 del 6%, scontando ipotesi più prudenti sul margine di interesse e sulle commissioni. A seguito del successo dell'ops, Mps detiene ora l'86,35% del capitale di Piazzetta Cuccia, con un flottante limitato che si traduce in una minor liquidità del titolo.
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