Pietro Giuliani (Azimut): comprerò titoli per milioni di euro. La banca si farà, se necessario, fuori dall’Italia
Pietro Giuliani (Azimut): comprerò titoli per milioni di euro. La banca si farà, se necessario, fuori dall’Italia
Il fondatore del gruppo del risparmio gestito: risolveremo le carenze segnalate dalla Vigilanza. Ma se non otterremo l’autorizzazione, andremo all’estero

di di Lucio Sironi 13/11/2025 20:30

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«Non è la prima seduta di borsa complicata nella storia di Azimut, che quest’anno ha tagliato il traguardo dei 21 anni dalla quotazione. Già nel 2004, al primo giorno di contrattazioni, piovve addosso al titolo un’ondata di vendite che lo fece sospendere per eccesso di ribasso. Saltuariamente queste situazioni si presentano, ci risolleveremo anche questa volta». Con la determinazione che lo contraddistingue il fondatore e presidente di Azimut, Pietro Giuliani, affronta le traversie del momento e precisa alcuni aspetti della delicata questione.

Domanda. Avete capito in cosa consistono queste «rilevanti carenze» di cui parla la Vigilanza nella sua nota a conclusione dell’ispezione?

Risposta. Le persone che hanno questa responsabilità nella controllata Azimut Capital Management sgr hanno già ben chiaro quello che devono modificare e lo stanno facendo. Ieri sono state a Roma in Banca d’Italia per presentare le linee dei loro interventi. Se i problemi sono quelli che ci sono stati esposti finora, confido in una pronta risoluzione, così che il progetto Tnb possa finalmente partire. Noi in ogni caso non intendiamo rinunciarci.

D. Si parla di problemi di governance, di cosa si tratta?

R. Quello che direi è che la governance della sgr, la controllata, è slegata da quella della holding, sono due cose diverse e separate.

D. Un rilievo, in tal caso, sarebbe sul fatto che il cosiddetto piano di sotto, la controllata, sarebbe privo di un adeguato controllo, con i rischi che questo comporterebbe.

R. In realtà la critica che abbiamo colto è che la sgr non sarebbe abbastanza indipendente, stiamo lavorando soprattutto su questo aspetto.

D. Non le è venuto il sospetto che il vero nocciolo della questione è che Azimut resti al di fuori del business bancario?

R. Comunque Azimut è tra i promotori del progetto Tnb. Manterremo un ruolo ridotto partecipando al capitale con una quota di poco inferiore al 20%, quella che le normative consentono per soggetti non bancari.

D. Il contesto nazionale si conferma un terreno ostico per il vostro gruppo, che infatti ha scelto, da 20 anni a questa parte, di svilupparsi soprattutto all’estero.

R. E intendiamo continuare a farlo. Certo che quando, più di un anno e mezzo fa, abbiamo annunciato il progetto di una nuova banca mettendo al suo servizio circa la metà della rete dei consulenti finanziari di Azimut, ci è sembrato naturale rivolgerci all’Italia per la licenza bancaria. Se non ci sarà permesso, potremmo sempre pensare di costituire la sede sociale della banca in un altro Paese, magari anche dell’Unione Europea.

D. E vero che avete voluto nascondere l’esito dell’ispezione della Banca d’Italia al mercato?

R. Abbiamo fatto una prima comunicazione il 6 novembre, poi ci è stata richiesta una rettifica il cui testo è stato concordato con gli uffici della Consob. Siamo rimasti molto sorpresi quando per la terza volta siamo dovuti ritornare sull’argomento.

D. Il ribasso accusato ieri dal titolo le ha dato l’occasione per fare acquisti, giusto?

R. Di fronte al forte calo ho dato disposizione, a livello personale, di fare acquisti per qualche milione di euro nei prossimi giorni, stante i prezzi sacrificati come lo sono tutt’ora. Farò questo nei prossimi giorni anche per una questione di tempi tecnici, dal momento che dovrei smobilitare parte dei miei investimenti, rigorosamente effettuati su prodotti della casa. Questa è anche l’occasione per continuare nel piano di buyback già autorizzato dall’assemblea.

D. Si è fatta un po’ di confusione anche su presunte difficoltà future a distribuire dividendi da parte di Azimut holding.

R. Non è possibile impedire alla holding di attuare il suo piano di dividendi e di buyback perché non è un soggetto sottoposto a vigilanza prudenziale. Quindi confermiamo i piani annunciati di recente.

D. Questo scivolone ha colto Azimut in un momento in cui si trovava ai suoi massimi storici, oltre quota 36 euro. Un colpo duro per gli azionisti...

R. Anche ai prezzi attuali, che tengono conto dell’improvviso dietrofront in borsa, il titolo Azimut continua a essere il secondo titolo più remunerativo dell’indice Ftse Mib. In 21 anni di presenza a Piazza Affari, tenendo conto anche dei dividendi, ha moltiplicato per 21 volte il valore di partenza. Anche i clienti di Azimut possono dirsi soddisfatti perché negli ultimi 30 anni la performance media dei nostri prodotti ha superato di oltre il 30% l’indice fideuram dei fondi comuni.

D. Come pensa che evolverà questa vicenda?

R. Continuiamo a essere fiduciosi che l’istituto di vigilanza prenda atto della nostra buona volontà di trovare quanto prima una soluzione, stante che i rilievi fattici siamo in grado di superarli rapidamente. In questo caso le autorizzazioni per Tnb arriverebbero nel secondo trimestre. In caso contrario valuteremo altre strade. (riproduzione riservata)