Vivendi si è già fatta la sua Mfe
Vivendi si è già fatta la sua Mfe
il gruppo francese, azionista di mediaset, ha una progetto europeo per la pay tv. L’acquisizione di M7 assieme a Canal+ va in questa direzione. Perciò Bolloré vuole bloccare i piani del Biscione

di Andrea Montanari 20/02/2020 02:00

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Il disegno strategico di Vincent Bolloré è chiaro: appare nitidamente nella slide di pagina 8 della presentazione dei conti annuali di Vivendi. Il gruppo francese, che per lo sviluppo per linee esterne può contare sulla gallina dalle uova d’oro Universal Music (valutata 30 miliardi in seguito alla cessione del 10% alla cinese Tencent per 3 miliardi), ha deciso di avviare una sorta di campagna d’Europa mettendo sul piatto 1,14 miliardi per rilevare la pay tv M7 e affiancarla a una Canal+ che in Francia perde cliente e continua a non trovare il bandolo della matassa del business.

Così ora, come si evince dalla mappa del Vecchio Continente illustrata in conference call, Vivendi è presente in Francia, Polonia, Svizzera, Olanda, Belgio, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Ungheria e Romania.

Una presenza a macchia di leopardo che curiosamente però non comprende e non riguarda i mercati nei quali è leader indiscussa Sky Plc, i più importanti, ovvero Inghilterra (25 miliardi di ricavi pubblicitari), Germania (23 miliardi) e Italia. Inoltre, Vivendi si tiene tatticamente alla larga anche dalla Spagna, dove neppure la pay tv che fu dei Murdoch e che ora è controllata dall’americana Comcast (opa da 30 miliardi di sterline), è mai riuscita a entrare.

Ma non va dimenticato che Italia e Spagna sono i due mercati dove è leader Mediaset, ossia il network televisivo controllato dalla famiglia Berlusconi e del quale Vivendi è il secondo socio (28,8%). Peccato che da quando, estate 2016, il gruppo di Bolloré ha disdettato l’accordo già siglato e vincolante per l’acquisto di Mediaset Premium, è iniziata una guerra legale su più fronti - il Biscione chiede un risarcimento danni di 3 miliardi - che proprio da Parigi hanno inasprito, aprendo contese nei tribunali di Milano, Madrid e Amsterdam, oltre alla Corte Ue.

Il tutto perché Vivendi vuole bloccare la fusione di Mediaset con la controllata spagnola e la nascita dell’olandese MediaForEurope, ossia il pivot attorno al quale costruire il polo europeo della tv generalista free, aggregando anche la tedesca ProsiebenSat.1 (la società di Cologno Monzese è il primo socio con il 15%).

In pratica, Vivendi che sta tentando di bloccare il progetto dei Berlusconi, contemporaneamente lo replica su larga scala, giocando poi la carta del polo dell’intrattenimento dopo l’acquisizione della casa di produzione Endemol da parte della rivale Banijay che ha dato vita al numero 1 mondiale del settore partecipato al 31,4% dalla stessa azienda transalpina.

Una strategia che potrebbe avere un obiettivo finale: l’acquisto di Mediaset - e, quindi, indirettamente, anche di ProsiebenSat.1 - a un prezzo più basso del previsto dato che le guerre legali stanno danneggiando il titolo del network guidato da Pier Silvio Berlusconi sceso a 2,33 euro (-12,56% da inizio anno), per una capitalizzazione di 2,75 miliardi. Quando invece Vivendi ha in carico la partecipazione a 3,70 euro e il prezzo di recesso fissato dal Biscione per la fusione era di 2,77 euro.

E se i Berlusconi hanno già respinto le avance estive di Bolloré, quest’ultimo, giocando al ribasso, potrebbe puntare al boccone Mfe - nonostante la guerra di facciata - e poi disfarsi del business della pay tv. Magari a favore di Comcast? (riproduzione riservata)