Trump censurato da Facebook: da diffusori di fake news a censori, contro la democrazia
Trump censurato da Facebook: da diffusori di fake news a censori, contro la democrazia

di Paolo Panerai 07/08/2020 11:03

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Siamo al paradosso, al drammatico paradosso della democrazia liberale americana. E quanto è accaduto ripropone la necessità di introdurre regole nuove e stringenti sulla comunicazione dei social e in particolare di quelli che diffondono informazioni e giudizi. Il paradosso è che in un primo approccio quasi tutte le persone responsabili e attente alla involuzione innescata dai social, hanno invocato la necessità che Facebook, Twitter e più piccoli fratelli impedissero la diffusione di notizie false e pericolose.

Per difendere i loro fatturati miliardari i social hanno fatto ammuina, come direbbero a Napoli. Tanto è vero che il 10 giugno sulla rete le fake news hanno sorpassato le notizie vere. Ma il paradosso era dietro l'angolo: i social da diffusori sono arrivati a essere anche censori. E quando si innesca la censura si sa da dove si parte e non dove si arriva. La dimostrazione è che Twitter e Facebook sono arrivati, ieri, a censurare il presidente degli Stati Uniti. Che Donald Trump dica cose assurde, paradossali e spesso prive di qualsiasi realtà è certo. Ma che i social gli impediscano di far conoscere agli elettori il suo limite umano e politico, pericoloso per il mondo, è inaccettabile. Nel bene e nel male. Twitter e Facebook hanno censurato a Trump questa frase: "I ragazzi sono quasi immuni".

Certamente pericolosa fake news, ma i cittadini non solo americani hanno diritto a sapere se colui che tenta di essere rieletto è definitivamente fuori di melone, per usare un'espressione in voga sui social. Come si può accettare che venga censurato il presidente degli Usa, democraticamente eletto? Così facendo, fra più fake news che vere sulla rete, fra muine per contenere la loro diffusione smentite dal sorpasso, una riflessione profonda è indispensabile. Il caso dimostra il paradosso: da una parte si invocano giustamente regole per limitare i danni delle fake news, dall'altra loro limitano la libertà di opinione, facendo doppio danno alla democrazia, con la censura del capo del Paese ancora più potente al mondo.

Il Congresso si è appena mosso; l'Unione europea per fortuna è un po' più avanti, con il suo più alto livello di civiltà. Ma da sola non può farcela. Non c’è che sperare in un profondo cambiamento di rotta con un nuovo presidente degli Stati Uniti che tagli le unghie ai social, in primo luogo per il loro devastante potere economico, e dall'altra contribuisca a fissare regole che impediscano le fake news, ma che così non diventino anche i censori del potere politico democraticamente eletto. Gli elettori hanno il diritto di conoscere tutti di chi li governa.