Non solo nel Fondo salva-Stati, la cui risoluzione sarà votata oggi dal Parlamento senza strette sui bond governativi. Il tema di una possibile ponderazione dei titoli di Stato è venuto di nuovo a galla anche durante i lavori di revisione di Solvency II sui requisiti di capitale delle compagnie di assicurazione in corso a Bruxelles. L’Eiopa (l’Ivass europea) ha già messo in pubblica consultazione le sue proposte ed entro la fine dell’anno è attesa la proposte dalla Commissione europea con l’attenzione che resta alta sulla questione della ponderazione dei titoli di Stato. Un’ipotesi contro la quale si è nettamente schierata ieri il presidente di Ania, Maria Bianca Farina, durante la seconda e ultima giornata del Rome Investment Forum, organizzato da Febaf e che ha visto la partecipazione del presidente della federazione banche assicurazioni e finanza, Luigi Abete, del presidente Abi, Antonio Patuelli e del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. «È da ritenere profondamente sbagliata la discussione sull’introduzione nei calcoli della normativa prudenziale di un fattore di ponderazione del rischio dei titoli pubblici, che comunque non rientra nell’oggetto della review 2020 di Solvency II», ha sottolineato la presidente dell’associazione delle compagnie di assicurazione aggiungendo che «la ponderazione peraltro non esiste in alcun Paese del mondo, né nel settore bancario né in quello assicurativo e sulla quale sarebbe opportuno interrompere ogni discussione».
A spingere per la ponderazione dei titoli di Stato, anche nel caso delle assicurazioni, sono i Paesi nordici dell’Unione e in particolare la Germania. Ma le compagnie tedesche non sembrano affatto più robuste di quelle italiane, anzi. L’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato da Banca d’Italia nei giorni scorsi spiegava che «l’allineamento tra la durata finanziaria delle attività e quella delle passività rende i bilanci delle assicurazioni italiane meno esposti, rispetto a quelli delle compagnie di altri Paesi europei, ai rischi derivanti da un periodo prolungato di tassi di interesse molto bassi». Non solo. In più occasioni l’Ivass, l’istituto di controllo del settore assicurativo, ha ricordato che le compagnie italiane non hanno beneficiato affatto delle misure transitorie di Solvency II a differenza delle compagnie tedesche, che nei loro portafogli hanno grandi quantità di polizze trentennali, per le quali le misure transitorie hanno spinto in alto il Solvency II in alcuni casi anche di 100 punti percentuali. Senza quelle coperture diverse compagnie tedesche potrebbero quindi essere costrette a lanciare consistenti aumenti di capitale. Nel caso delle italiane il fattore di debolezza potrebbe arrivare invece da una ripresa dello spread considerando che le assicurazioni della Penisola, secondo le ultime stime, hanno in pancia 414 miliardi di euro di titoli di Stato, soprattutto Btp, e hanno superato i 400 miliardi detenuti dalle banche italiane.
Un’eventuale ponderazione sarebbe quindi fortemente penalizzante e le compagnie italiane stanno chiedendo all’Europa di migliorare il volatility adjustmet di Solvency II, che in questi anni, con i suoi rigidi scalini di attivazione, ha dimostra più di qualche debolezza. Ma l’opposizione alla ponderazione dei titoli di Stato è unanime e trasversale tra assicurazioni, banche e imprese. «Sarebbe utile che il Parlamento italiano su alcuni presupposti, come il rifiuto totale alla ponderazione dei titoli di Stato, invece che dividersi, domani (oggi per chi legge, ndr) si trovasse concorde», ha sottolineato ieri il presidente dell’Abi, Patuelli. Mentre il numero uno di Confindustria, Boccia, ha aggiunto che le voci su una possibile ponderazione dei titoli di Stato generano ansietà e creano sfiducia «a danno dell’Italia e dell’intera Europa». (riproduzione riservata)