Se la Libra di Facebook copia Tether
Se la Libra di Facebook copia Tether
Paolo Ardoino, capo tecnico della prima stablecoin, non teme la concorrenza della creatura di Mark Zuckerberg ed è sicuro che il bitcoin non sparirà

di Marcello Bussi 28/11/2020 16:15

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Paolo Ardoino è il capo tecnico di Tether, la prima stablecoin creata nel 2014. Dopo un inizio stentato, a fine 2017, quando il bitcoin ha raggiunto i massimi storici al termine di un rally folle, tether è finita nell'occhio del ciclone: accusata di gonfiare i prezzi della prima delle criptovalute è salita sul banco degli imputati a New York, dove il procedimento giudiziario è ancora in corso.

Un tether vale un dollaro, attualmente ne sono in circolazione circa 19 miliardi e quindi la società omonima dovrebbe avere in deposito 19 miliardi di dollari. Evidentemente il mercato ci crede, visto che da inizio anno il bitcoin è salito del 130%, mentre una delle cause del crollo del 2018 erano stati proprio i dubbi su tether. Venerdì 27 novembre Facebook ha annunciato di aver cambiato il progetto iniziale della sua stablecoin Libra, che non avrà più come riferimento un paniere delle più importanti valute fiat, bensì solo il dollaro. Una libra varrà un dollaro, proprio come tether.

Domanda. Teme la concorrenza di Libra?

Risposta. Sicuramente sarà un concorrente, ma Tether offre numerosi vantaggi in termini di tecnologia. Supportiamo infatti numerose blockchain e progetti mentre libra avrà una sola blockchain indipendente. Per quanto riguarda il lato dei regolatori, se Facebook volesse usare tutta la sua potenza di fuoco per spingere l'adozione di libra, molto probabilmente solleverebbe le ire di molti. Comunque, in quanto inventori del concetto di stablecoin, siamo contenti che ci siano nuove iniziative in questo settore. Quando vi entra un colosso come Facebook non si può altro che prendere atto del livello di maturità della nostra ideazione. Infine, un po' di sana competizione non fa mai male.

Domanda. Veniamo al bitcoin: perché gli investitori istituzionali hanno deciso di uscire allo scoperto proprio ora?

Risposta. Direi che il momento di svolta è stato lo scorso 12 marzo, quando il Dow Jones, sui timori per le conseguenze sull’economia dell’allora incipiente pandemia, ha perso il 10%, registrando la peggiore seduta dal 1987, un crollo che ha coinvolto anche le borse europee con Piazza Affari che ha accusato un crollo del 16,9%, il più forte della storia. Quel giorno il bitcoin era a 7.900 dollari e ha cominciato a scendere fino ad arrivare a 4.900 dollari il 17 marzo. Da quel giorno gli istituzionali hanno cominciato ad acquistare massicciamente bitcoin ed è partito il rally che lo ha portato a sondare quota 19.000, a un soffio dal record di tutti i tempi di metà dicembre 2017.
 
Domanda. Ma perché gli istituzionali hanno deciso di puntare sul bitcoin?

Risposta. Perché di fronte all’incertezza originata dalla pandemia e alla prospettiva di nuove massicce immissioni di liquidità da parte delle banche centrali, si sono accorti che il bitcoin non è inflazionabile: l'algoritmo è stato programmato per produrne 21 milioni, non uno di più. Un concetto importante da valutare è che ci potranno essere al massimo 21 milioni di persone o aziende che potranno avere un intero bitcoin. Se poi pensiamo che alcune aziende si sono già accaparrate centinaia o migliaia di bitcoin, la disponibilità residua viene a maggior ragione considerata estremamente ambita.
 
Domanda. Che ruolo ha giocato Tether in questa occasione?

Risposta. Gli istituzionali hanno convertito i dollari in Tether per poter acquistare i bitcoin sugli exchange, ovvero le borse delle criptovalute.
 
Domanda. Ma perché usare Tether per comprare bitcoin?

Risposta. Perché è una versione più facile e veloce del dollaro. Tether nasce nel 2014. All'epoca il panorama crypto era diverso, possiamo dire che gli exchange fossero molto più sempliciotti di oggi. Allora si usava principalmente il dollaro per comprare bitcoin. Solo che tra l’ordine e l'effettivo acquisto di bitcoin poteva passare un’ora se non 24 ore o addirittura più giorni. Mentre il bitcoin si è sempre mosso con grande rapidità. Questo provocava una grande differenza nei prezzi sui vari exchange, in uno il bitcoin poteva valere 2.000 dollari, in altri anche 2.200 o addirittura 2.400 dollari. Tutto questo scatenava l’attività degli arbitraggisti.

Domanda. Quindi?

Risposta. Quindi Tether risponde all'esigenza di stabilità dei mercati. L’adozione è stata molto lenta. Non era facile capire l'importanza di tether per i creatori degli exchange. Ben pochi tra loro, infatti, avevano avevano un background finanziario sufficiente. Inizialmente solo Bitfinex aveva adottato tether USDt come metodo aggiuntivo per inviare e ricevere dollari. Nel 2017 altri exchange importanti come Poloniex, Huobi, Kraken e infine Binance hanno cominciato a fare prove con tether. Dopodiché tutte le nuove criptovalute sono state listate contro tether. A fine 2017 quando il bitcoin ha raggiunto i massimi, grazie a tether gli arbitraggisti hanno potuto tenere allineati i prezzi sui vari exchange. Tether ha quindi portato i benefici del sistema Swift all'interno del mondo crypto.
 
Domanda. Tether è una stablecoin come lo saranno le prossime versioni digitali delle valute fiat come il dollaro, l’euro e lo yuan, chiamate Cbdc. Non temete la concorrenza?

Risposta. No perché Tether ha un vantaggio tecnologico di sei anni rispetto alle nuove arrivate. Per noi l'avvento delle Cbdc è un potente sostegno alla tecnologia sottostante, cosa che può solo avvantaggiare tether.
 
Domanda. Crede che ci sia il rischio che i governi mettano al bando il bitcoin e le altre criptovalute? 

Risposta. No. Anzi, i governi tenteranno di accaparrarsi una grossa fetta di bitcoin. In passato la Cina ha cercato di impedire ai suoi cittadini di comprare bitcoin, ma non ha raggiunto grossi risultati. Uno Stato che le mettesse al bando lascerebbe agli altri Stati una tecnologia così importante. Un tentativo del genere può riuscire solo se tutto il mondo si mette d’accordo di mettere al bando le criptovalute. Ma ormai tutti hanno capito che il bitcoin non sparirà, così si è arrivati all’accettazione e anche al sostegno del bitcoin da parte degli Stati. In fondo lo stanno facendo persino la Cina e gli Stati Uniti fornendo energia a costi molto bassi ai miner (le società che estraggono i bitcoin, ndr). (riproduzione riservata)