Resa dei conti in Unicredit: il governo vuole Mustier fuori dai giochi
Resa dei conti in Unicredit: il governo vuole Mustier fuori dai giochi
Il nuovo vertice della banca e la gestione del ceo francese al centro di una lunga riunione informale del cda. Per la successione circolano i nomi di Massiah, Castagna, Gallia e Morelli. Del Fante si sfila. Il ruolo di Padoan e dell'esecutivo nella partita Monte Paschi

di Luca Gualtieri 29/11/2020 12:38

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In Unicredit è in corso una resa dei conti che, con l'approvazione implicita del governo, potrebbe portare un volto nuovo al vertice della banca. In una lunga riunione informale ieri pomeriggio gli amministratori della banca di piazza Gae Aulenti avrebbero avviato le procedure per il rinnovo del cda, accendendo un faro sulla gestione del ceo Jean Pierre Mustier. Il meeting, convocato d'urgenza all'inizio del week end, non è stato seguito da comunicazioni formali al mercato che pure segue con viva attenzione la vicenda. Una riunione del comitato nomine è già convocata per mercoledì.

Il cda di Unicredit arriverà a scadenza nella primavera prossima, come anche Mustier che concluderà il suo secondo mandato al vertice della banca. Negli ultimi mesi però all'interno del board si sarebbero addensate tensioni attribuibili principalmente alla strategia dell'istituto in Italia. Il blitz di Intesa Sanpaolo su Ubi nel febbraio scorso ha per esempio portato all'attenzione di amministratori e stakeholder l'opportunità di effettuare operazioni straordinarie che rafforzino la presenza dell'istituto nel Paese. Strategia verso la quale Mustier si è mostrato freddo, rivolgendo piuttosto l'attenzione ai mercati internazionali. Nemmeno le condizioni di favore poste dal governo per un intervento nel Montepaschi hanno smussato la linea del banchiere francese che, ancora poche settimane fa, ribadiva al mercato il suo fermo "no m&a". Una posizione tutt'altro che condivisa al vertice.

Altro motivo di attrito è stato poi il progetto di scissione degli asset stranieri da quelli italiani attraverso una subholding. L'ipotesi, arrivata due volte in cda in forma di draft, prevederebbe la quotazione del veicolo alla borsa di Francoforte per rafforzare i requisiti di capitale del gruppo e ridurre l'esposizione al rischio Italia. A diversi amministratori e stakeholder però il progetto è parso come il prologo di un allontanamento di Unicredit dal mercato italiano. Segnali di perplessità sarebbero arrivati per esempio dal presidente uscente Cesare Bisoni, dal vice presidente Lamberto Andreotti e dal numero uno del comitato nomine Stefano Micossi.

Tutte queste problematiche potrebbero incidere sulle imminenti decisioni del cda e quindi sulla futura governance del gruppo. Va detto però che un'eventuale uscita anticipata di Mustier dovrà essere gestita con grande cautela per evitare contraccolpi per la banca e per i suoi azionisti. I potenziali candidati per la successione non mancano. Con qualche nome a sorpresa. 

Sul mercato circolano i nomi dell'ex numero uno di Ubi Victor Massiah, di Fabio Gallia (ex Bnl e Cdp), dell'amministratore delegato di Banco Bpm Giuseppe Castagna e dell'ex direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro e dell'ex ceo di Mps Marco Morelli. Mustier starebbe invece sostenendo la candidatura del consigliere Diego De Giorgi, ex top banker di Goldman Sachs. Viene invece smentito un coinvolgimento del numero uno di Poste Matteo Del Fante, il cui nome è circolato con insistenza sia in Unicredit che in diverse banche d'affari nella giornata di domenica.

Qualunque sia il successore, certo è che il primo dossier sul suo tavolo sarà quello di Mps. Il governo ha già posto sul tavolo una dote interessante: 2-2,5 miliardi di equity fresco per ristabilire i coefficienti patrimoniali, 2,4 miliardi di bonus fiscale grazie alla conversione delle dta in crediti di imposta e forse anche una garanzia sui circa 10 mliardi di contenzioso legale. Restano però aperte diverse problematiche. Per esempio, in caso di fusione, si tratterà di capire che quota avrà il Tesoro nella combined entity. Alcune stime suggeriscono che, con in mano una partecipazione di minoranza della nuova Unicredit-Mps, lo Stato potrebbe incidere sulla governance del gruppo e avere voce in capitolo sulla strategia. Difficile dire come il mercato accoglierebbe una circostanza di questo genere. (riproduzione riservata)