Reflazione e rendimenti muovono i mercati, marzo sarà il mese decisivo
Reflazione e rendimenti muovono i mercati, marzo sarà il mese decisivo
Secondo BlueBay, dopo che il virus ha perso terreno e l’outlook si è rasserenato i rendimenti statunitensi sono cresciuti di oltre 50 punti base dall’inizio del 2021, e l’impressione è che la velocità e l’ampiezza del rialzo stia preoccupando le banche centrali. Nuovo taper in arrivo? Non ancora, ma meglio prepararsi

di Marco Vignali 27/02/2021 14:08

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E’ stata una settimana alquanto movimentata per i mercati finanziari. Le fluttuazioni dei rendimenti obbligazionari hanno catalizzato l’attenzione degli investitori, con i Treasury a 30 anni che sono saliti fino al 2,30% oscurando (paradossalmente) l’andamento della pandemia di Covid-19, che rimane comunque un punto di elevata sensibilità sebbene l’outlook economico si sia rasserenato. I rendimenti statunitensi sono cresciuti di oltre 50 punti base dall’inizio del 2021, raggiungendo i massimi degli ultimi 12 mesi, e anche gli altri mercati globali hanno seguito di riflesso questo movimento.

In questo contesto, la testimonianza di Powell davanti alla Commissione in Senato è servita a rassicurare i mercati sul fatto che il Fomc è ancora ben lontano dal momento in cui intende iniziare a segnalare la rimozione degli stimoli monetari. Nei giorni precedenti, Christine Lagarde aveva sottolineato che anche la Bce sta monitorando i movimenti dei rendimenti obbligazionari.

“In questo scenario”, evidenzia Mark Dowding, cio di BlueBay, “abbiamo l’impressione che la velocità e l’ampiezza del recente rialzo dei rendimenti stia preoccupando le banche centrali e che queste siano intenzionate a intensificare la propria comunicazione verbale nei prossimi giorni, se i trend dovessero persistere”. Nonostante ciò, “il tema della reflazione resta valido e le iniziative sul fronte della politica fiscale potrebbero contare ancor più delle parole dei banchieri centrali. È comprensibile che la Fed sia incline a evitare un tightening prematuro delle condizioni finanziarie, dato che ci troviamo ancora nel mezzo della pandemia, con un’elevata disoccupazione”, prosegue Dowding.

Tuttavia, secondo BlueBay, gli investitori sembrano proiettati al futuro e, da questo punto di vista, è ugualmente comprensibile che il numero di coloro che si aspettano rendimenti obbligazionari più elevati possa continuare a superare quello di coloro che sono in attesa di un rally sui mercati. “Per la Fed, parte del problema risiede nel fatto che se promuovesse un messaggio eccessivamente accomodante, i mercati potrebbero decidere di non credervi”, sottolinea Doding, per cui, a quel punto, la sua credibilità potrebbe essere messa in questione, se si dovesse assistere a una crescita dell’inflazione e allo stesso tempo un calo della disoccupazione, grazie a una crescita economica più solida.

Alla base del movimento dei rendimenti dei Treasury, sarà probabilmente l'evoluzione dei tassi reali ad avere un impatto maggiore sulle altre asset class. I rendimenti obbligazionari nominali si sono mossi al rialzo da agosto in poi, ma fino a poco tempo fa, i rendimenti reali erano rimasti relativamente fermi, con i tassi di inflazione breakeven in aumento. Tuttavia, con l’aumento dei Treasury a 10 anni al di sopra dell’1,25%, i breakeven dell’inflazione hanno fatto fatica a tenere il passo, e ciò significa che “i rendimenti reali hanno iniziato a muoversi al rialzo, con un impatto sulla propensione per il rischio più in generale”.

Gli indici azionari si sono allontanati dai loro massimi e nei mercati emergenti i benchmark hanno continuato a sottoperformare come da inizio anno, a causa delle speculazioni sui mercati circa una possibile inversione nel ciclo delle politiche statunitensi. In ogni caso, secondo Dowding, sembra che ci sia una preoccupazione di fondo riguardo al fatto che se il movimento al rialzo dei rendimenti dei Treasury non si affievolirà a breve, aumenteranno i rischi di un nuovo taper tantrum simile a quello del 2013, quando i mercati sono crollati dopo che la Fed ha annunciato che avrebbe ridotto il suo programma di acquisto di bond.

I rischi sono in aumento, ma per ora il sentiment sta resistendo. A riprova di questa tesi "abbiamo visto in settimana un’impennata nelle valutazioni di Churchill Spac, la cui acquisizione di Lucid Motors ha piazzato una valutazione da 24 miliardi di dollari su un’azienda che non ha ancora venduto una singola macchina. Di certo sembra piuttosto buono, dato che questa capitalizzazione di mercato è il doppio rispetto a quella di un’azienda automobilistica affermata come Renault in Francia. Guardare la performance dei prezzi delle Spac è diventato sempre più interessante negli ultimi mesi. È chiaro che ci sia ampia liquidità pronta a essere impiegata in nuove transazioni, come emerso dalle sottoscrizioni in eccesso nel Pipe di questo deal. I mercati privati continuano ad essere surriscaldati per ora, ma sarà interessante vedere se il sentiment muterà in risposta agli sviluppi nelle altre asset class”, evidenzia il cio di BlueBay.

In generale, BlueBay sostiene che la sensazione che la rotta dei rendimenti dei bond governativi determinerà la direzione più ampia del mercato. Le aspettative di base sono che vi possa essere una pausa del sell-off sui tassi, almeno per un po’. Se ciò accadrà, resteranno opportunità per sfruttare le posizioni sul credito corporate e sovrano e ci sarà una compressione. Tuttavia, se i fattori tecnici del mercato spingeranno ancora al rialzo i rendimenti e i commenti della banca centrale non riusciranno a placare l’azione sui prezzi, allora si potrebbe assistere ad avere un mese di marzo agitato. “Speravamo di poter rimanere lunghi sugli asset rischiosi nella prima metà del 2021, prima di spostarci in posizione difensiva più avanti nell’anno. Ciò potrebbe ancora verificarsi, ma ci si chiede se la grande mossa nei tassi avverrà più avanti quest’anno”, evidenzia Dowding.

Da questo punto di vista, questo particolare mini-ciclo potrebbe essere già agli sgoccioli, con i tassi forward a 5 anni sui bond a 10 anni vicini al 2,5%. Tuttavia, prevedere le tempistiche è difficile e se i rendimenti Usa si muoveranno rapidamente verso l’1,75% per il decennale, allora "non saremmo sorpresi di assistere a un crollo dell’S&P del 5% o più, in grado di innescare un ritracciamento dei bond corporate e dei mercati emergenti.  Si è fiduciosi che il tantrum possa essere evitato per il prossimo mese, ma nel caso meglio prepararsi", concludono da BlueBay. (riproduzione riservata)