Moody's avverte l'Italia su 5 punti dopo le elezioni. Venerdì 30 il giudizio dell'agenzia di rating. Che cosa può accadere ora
Moody's avverte l'Italia su 5 punti dopo le elezioni. Venerdì 30 il giudizio dell'agenzia di rating. Che cosa può accadere ora
Prima dell'annuncio ufficiale della vittoria secca di Fratelli d'Italia alle elezioni, Moody's ha mandato un avviso all'Italia. Sottolineando cinque punti chiave. Se venerdì l'agenzia di rating boccia il Paese, il debito finisce a livello di spazzatura. Con importanti conseguenze

di Elena Dal Maso 26/09/2022 07:21

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Prima dell'annuncio ufficiale della vittoria secca di Fratelli d'Italia alle elezioni politiche di settembre 2022, l'agenzia di rating Moody's ha mandato un avviso all'Italia. Sottolineando cinque punti chiave: entità del debito pubblico, Pnrr, costo dell'energia, inflazione, costo del finanziamento (in una fase di rialzo dei tassi).

Moody's, i cinque punti fragili dell'Italia

Sarah Carlson, vicepresidente senior del gruppo americano ha ricordato che "il prossimo governo italiano deve affrontare una serie di sfide significative sul fronte del debito, in particolare l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza del Paese".

A questo, ha aggiunto, Carlson, si aggiungono "la gestione delle problematiche relative all'approvvigionamento energetico, i prezzi e la gestione di un onere del debito vulnerabile abbinato alla crescita negativa, al costo del finanziamento e agli sviluppi dell'inflazione". 

Che cosa accade se Moody's boccia l'Italia

Venerdì 30 settembre Moody's è chiamata a esprimere un aggiornamento sul giudizio legato all'Italia, attualmente è Baa3 negativo, l'ultimo livello prima di entrare nel segmento speculativo, detto anche high yield o junk, spazzatura. Se l'Italia venisse bocciata, il costo del debito in area high yield è decisamente più alto rispetto alla zona investment grade dove si trova ora. Il Paese rischia di scivolare in un momento sbagliato, perché la Banca centrale europea ha avviato un luogo e storico percorso di aumento di tassi, con l'inflazione in Eurozona attesa al 10% entro dicembre.

Se Moody's tagliasse venerdì 30 il rating all'Italia facendola cadere in area junk, cambierebbe il corso della storia dell'Eurozona, dal momento che un fatto del genere non è mai accaduto ad uno dei maggiori Paesi dell'area comune. A ottobre sarà la volta di S&P Global e a novembre del giudizio di Fitch. Bisogna poi vedere, sempre che abbia luogo una bocciatura, come si comporterà la Banca centrale europea, anche sul fronte della protezione dei Btp. Lo spread fra Btp e Bund, che si colloca fra 230 e 240 punti attualmente, rischia di essere messo sotto forte stress.

Fabio Caldato, partner di Olympia Wealth Management, spiega a milanofinanza.it che "siamo in una fase di mercato in cui è possibile un avvitamento. Mi riferisco al soggetto finanziario più debole, su cui gli speculatori concentrano le vendite scommettendo sul default o sull'evento creditizio. Esempi lampanti, per aspetti diversi, sono Credit Suisse (che crolla in borsa, poiché gli investitori credono ad un imminente aumento di capitale) o la sterlina inglese, che da qualche giorno scende contro dollaro insieme al gilt, dopo che la nuova compagine di governo ha tagliato le tasse aumentando il deficit".

Moody's, aggiunge Caldato, "ha preso spunto da quest’ultimo trend, avvisando l’Italia sul pericolo di un merito creditizio ribassato, qualora il governo figlio delle recenti elezioni non avvii una politica rigidamente rispettosa dell'enorme debito pubblico.  Purtroppo siamo convinti che la squadra della Meloni si troverà in grande difficoltà nel gestire una situazione economica difficile unitamente all'impossibilità di manovra libera", conclude il gestore.

Scope Ratings: il faro sul ministro delle Finanze

Lunedì 26 si è espressa anche Scope Ratings. Alvise Lennkh-Yunus, Deputy head of sovereign and public sector dell'agenzia di rating ha spiegato in una una nota che "conferma l'aspettativa di continuità di politica economica e fiscale rispetto al precedente governo di Mario Draghi. E segnala che i prossimi appuntamenti da tenere d'occhio saranno i negoziati di coalizione e le nomine ministeriali, in particolare per il ministero di economia e finanza e le discussioni con la Commissione europea.

Le prossime date delle agenzie di rating sull'Italia

Le prossime date sui giudizi delle agenzie di rating nei confronti dell'Italia sono quindi: 30 settembre 2022 per Moody’s (ora Baa3 Negativo), 21 ottobre per S&P Global (ora BBB Stabile), 28 ottobre 2022 per DBRS (BBB high Stabile) e 18 novembre 2022 per  Fitch (BBB Stabile).

Ad agosto Moodys' aveva confermato il rating dell'Italia ma rivedendo al ribasso le prospettive per il Paese da negativo da stabile. Una scelta che la società ha spiegato con le incertezze sollevate dalle dimissioni del governo Draghi sulla capacità di rispettare il sentiero di riforme previsto dal Pnrr. All'epoca era stata piccata la risposta del ministero dell'Economia e delle Finanze: "Decisione opinabile".

Moody's, che cosa è accaduto ad agosto 

"La fine del governo Draghi e le elezioni anticipate del 25 settembre aumentano l'incertezza politica e programmatica in un contesto economico e di mercato difficile". Questa la spiegazione data da Moody’s per giustificare la decisione sull'Italia. "Il governo uscente ha compiuto progressi significativi nel rispettare pienamente e puntualmente le tappe e gli obiettivi contenuti nel Pnrr", aveva scritto l'agenzia di rating. "Tuttavia, è probabile che le elezioni anticipate ritardino il raggiungimento di alcune tappe e obiettivi che dovevano essere raggiunti entro la fine del 2022; questi risultati sono necessari per sbloccare l'accesso alla prossima tranche di finanziamenti, che ammonta a 19 miliardi di euro (1,0% del Pil). Esiste inoltre il rischio concreto che anche le tappe e gli obiettivi previsti per il 2023 possano subire ritardi".

"Sebbene il peggioramento dell'outlook, non anticipi necessariamente un imminente abbassamento del rating e segnali semmai una fase di monitoraggio che può perdurare anche per molti mesi, la decisione appare opinabile". Questo il commento allora del Mef. Che ha poi aggiunto: "Pur in un momento di rallentamento congiunturale e di tensioni geopolitiche a livello internazionale, accompagnato dall'incertezza relativa alle elezioni politiche del 25 settembre le condizioni economiche dell'Italia non giustificano tale orientamento".  (riproduzione riservata)