Medio Credito Centrale ha chiuso il 2020 con un utile netto più che raddoppiato a 51,3 milioni e indici di patrimonializzazione Cet 1, Tier 1 e Total Capital ratio pari a 21,03%, e di redditività Roe pari al 10,4%. Nell’anno della pandemia, la controllata di Invitalia ha soprattutto visto esplodere il volume dei finanziamenti coperti attraverso il Fondo di garanzia pmi, nell’ambito delle misure di sostegno alla liquidità decise dal governo. In termini di domande accolte la variazione sul 2019 è stata del 1.168%, mentre in termini di volumi, pari a 124,4 miliardi, la crescita è stata del 543%.
L’istituto guidato da Bernardo Mattarella ha inoltre dato impulso all’attività creditizia, anche operando come banca di II livello, interpretando soprattutto le esigenze delle pmi e delle midcap, con uno stock al 31 dicembre 2020 poco sopra i 2 miliardi (+31% rispetto ai 1,5 miliardi dell’anno prima), con erogazioni annue per oltre 1 miliardi (+ 81%) e rivolte ad una base clienti in crescita del 73%.
Il margine di interesse è stato di 24,6 milioni (25 milioni al 31 dicembre 2019), le commissioni nette pari a 121,3 milioni (da 54,7 milioni), il margine di intermediazione pari a 154,7 milioni (88,6 milioni al 31 dicembre 2019) e i costi operativi pari a 64,3 milioni (43,3 milioni al 31 dicembre 2019), con un cost/income al 31,5% (46,4% al 31 dicembre 2019).
Nell'esercizio chiuso al 31 dicembre c'è stato un incremento delle rettifiche per rischio di credito (+72%), con particolare riferimento alla componente collettiva sui crediti in bonis, a mitigazione del rischio rispetto al contesto attuale e prospettico, derivante dalla diffusione della pandemia. Su base netta, l'incidenza del portafoglio deteriorato si è ulteriormente ridotta, passando dal 3,7% all'1,7%, mentre il tasso di copertura è salito al 65% (a fine 2019 era al 60%).