La guerra finirà? I titoli che ne beneficeranno. Al contrario rischio recessione se il conflitto continuerà
La guerra finirà? I titoli che ne beneficeranno. Al contrario rischio recessione se il conflitto continuerà
Gli analisti di S&P calcolano che in caso di un conflitto prolungato il pil dell’Eurozona scenderebbe dell’1,3%. La più colpita l’economia tedesca (-3,4%). Barclays guarda però a una de-escalation: Buzzi e Campari fra i titoli che ne trarrebbero maggiore vantaggio

di Rossella Savojardo 09/12/2022 12:11

Ftse Mib
33.940,54 17.40.00

-0,96%

Dax 30
17.917,28 18.00.00

-0,95%

Dow Jones
37.974,20 18.42.00

-1,27%

Nasdaq
15.514,63 18.36.49

-1,26%

Euro/Dollaro
1,0717 18.21.33

-0,03%

Spread
139,26 17.29.51

-1,42

Con la fine dell’anno alle porte, mercati e investitori si chiedono come cambierà lo scenario del 2023. Scontato dire che molto dipenderà dalla guerra e dai suoi sviluppi. A questo proposito, gli esperti si dividono tra coloro che temono una guerra prolungata e quelli che credono in una de-esclation  ancora possibile. 

Per S&P la guerra potrebbe esacerbare la crisi energetica

Gli esperti di S&P Global Ratings vedono un rischio significativo che il conflitto militare tra Russia e Ucraina si protragga, esacerbando la crisi energetica dell’Europa, mentre i tassi d'interesse nei mercati sviluppati potrebbero essere costretti a salire ancora più bruscamente rispetto allo scenario di base, per mitigare le crescenti pressioni inflazionistiche. Ciò potrebbe portare a una recessione più profonda del previsto in Europa e, in misura minore, negli Stati Uniti, con un concomitante aumento della disoccupazione.

Rischio di un calo del pil dell’Eurozona dell’1,3%

Considerando l’aumento dei rischi e la loro potenziale attuazione, S&P Global Ratings ha sviluppato uno scenario negativo, con una probabilità che si verifichi pari a uno su tre, sulla base di un set coerente di proiezioni per le principali aree economiche nel periodo 2022-2025. In Europa, lo scenario negativo vedrebbe prezzi energetici elevati e razionamenti. La Bce sarebbe costretta a seguire la Federal Reserve a causa del deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro americano, alimentando l'inflazione importata. Questo porterà alla recessione dell’Eurozona, con una contrazione del pil dell’1,3% nel 2023. La Germania subirà l’impatto maggiore (-3,4%), seguita dall’Italia con una contrazione dell’1,5%. 

Stati Uniti in recessione, la Cina cresce del 4,4%

Negli Stati Uniti il pil subirebbe una contrazione dello 0,3% nel 2023. La crescita delle grandi economie dell’area Asia-Pacifico (+4,4% la Cina e +6,2% l’India) sarebbe meno influenzata dallo scenario negativo, perché queste economie sono più orientate al mercato interno, anche se il rallentamento della crescita globale e della domanda esterna continuerà a pesare sull’attività economica. Tra i mercati emergenti, lo scenario negativo di S&P vede il Messico risentire del maggiore impatto tra le economie in via di sviluppo dell'America Latina (crescita pari a zero) mentre la Polonia (-0,3%) sarebbe la più colpita, soprattutto a causa della sua esposizione diretta alle interruzioni delle forniture energetiche.

In caso di de-esclation? Buzzi e Campari ne beneficerebbero

Uno scenario di de-scaltion è quello invece prospettato dagli analisti di Barclays i quali ritengono che qualsiasi forma di cessate il fuoco tra la Russia e l’Ucraina potrebbe ridurre la pressione sui mercati europei del gas, oltre che su quelle aziende che hanno un’esposizione più ampia alla Russia.

In questo caso, quali titoli ne potrebbero beneficiare? “Abbiamo costruito il paniere dei beneficiari di una possibile de-escalation guardando alle imprese con un’esposizione significativa alla Russia o a quelle che hanno un’alta correlazione del titolo con i movimenti dei prezzi del gas. A emergere sono ad esempio Dufry e Campari per il comparto food e viaggi, l’Oreal, Adidas o H&M nel settore fashion e del benessere. Tra gli altri Buzzi Unicem, Unilever, Uniper e Ryanair, mentre tra le utility o i titoli prettamente energy spiccano Bp, TotalEnergies, Shell e Omv. (riproduzione riservata)