La Germania entra in recessione tecnica, ma il peggio deve ancora arrivare. Scontando a marzo gli effetti del Covid-19, quindi con ricadute soltanto parziali della pandemia, il prodotto interno lordo tedesco nel primo trimestre, in base alla seconda lettura, si è contratto del 2,2% a livello trimestrale e del 2,3% su base annuale. Il dato è in linea sia alla lettura preliminare sia al consenso degli economisti e conferma che Berlino è in recessione tecnica. Si tratta della seconda peggior contrazione del pil dalla riunificazione tedesca, dopo la discesa del 4,7% nel primo trimestre del 2009.
"Il calo è stato in gran parte causato dalle spese per i consumi privati che hanno contribuito per -1,6 punti percentuali, seguite dalle esportazioni nette, -0,8 punti percentuali, e dalle spese in conto capitale, -0,5 punti percentuali. I consumi pubblici sono risultati ancora stabili, poiché l'accelerazione della spesa pubblica ha richiesto del tempo. Le attività di costruzione, +0,4 punti percentuali e le scorte +0,3 punti percentuali hanno attenuato il colpo all'attività economica", hanno spiegato gli economisti di Unicredit.
Anche se in linea con le attese, un messaggio chiaro è arrivato nei giorni scorsi dall'istituto di statistica federale che ha avvertito come la prospettiva per il secondo trimestre sia di una contrazione economica intorno al 10% per la locomotiva della zona euro. In tutta Europa, si ricorda, la frenata del pil nei primi tre mesi dell'anno è stata del 3,8% su trimestre e del 3,2% su anno.
Ora alle 10:00 c'è attesa per l'indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese in Germania e che anticipa spesso l'andamento della produzione industriale tedesca, a maggio (precedente: 74,3 punti; previsione: 76,2 punti; consenso: 78,8 punti). "L'indice Ifo probabilmente ha recuperato un po' a 78,8 dal minimo di aprile a 74,3, causato dalle misure restrittive senza precedenti per contenere la pandemia di Covid-19", hanno previsto gli esperti di Unicredit.
"Probabilmente le aspettative delle imprese hanno contribuito solo con un lieve aumento da 73 a 69,4, data l'incertezza sulle prospettive economiche e le preoccupazioni per una seconda ondata di infezioni", hanno precisato alla banca d'affari. "Mentre la valutazione della situazione attuale potrebbe registrare un aumento più forte, ma comunque moderato da 79 a 85 poiché le misure di blocco sono state gradualmente allentate nelle ultime settimane e le imprese hanno lentamente iniziato a riprendere l'attività in alcune aree", hanno concluso a Unicredit.
In attesa, l'euro viaggia sotto quota 1,09 dollari a 1,08772 (-0,18%), mentre crescono le tensioni tra Usa e Cina e tornano gli scontri a Hong Kong tra polizia e manifestanti. Gli analisti della Commonwealth Bank of Australia ritengono che il biglietto verde potrebbe apprezzarsi questa settimana, visto il contesto di crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina.
Intanto il numero di casi confermati di coronavirus in Germania è aumentato di 289 a 178.570, secondo i dati diffusi dal Robert Koch Institut, l'organismo pubblico che si occupa della lotta alle infezioni. I nuovi decessi sono stati dieci per un totale di 8.257 dall'inizio dell'epidemia nel Paese. Almeno 107 persone a Francoforte sono risultate positive al coronavirus dopo che alcune di loro avevano partecipato alle funzioni domenicali in una chiesa due settimane fa, secondo i funzionari tedeschi. I residenti nella città tedesca e nelle comunità circostanti sono stati infettati durante una messa della Congregazione evangelica cristiana battista il 10 maggio. (riproduzione riservata)