In viaggio verso la guarigione
In viaggio verso la guarigione
Nel semestre le industriali perdono 60 miliardi di ricavi e crolla dall’11,5 al 3% il margine operativo. Ma un gruppo di quotate sul listino milanese ha i conti in ordine per crescere. Utility e rinnovabili premiate dal nuovo scenario post Covid

di Salvatore Licciardello 08/08/2020 02:00

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I dati ufficiali e confrontabili del primo semestre 2020 certificano vincitori e vinti della grande crisi. Secondo i bilanci la mazzata fino al -30% per l’industria globale è arrivata prima di tutto sui mezzi di trasporto, la moda e la vecchia energia da idrocarburi. Sono, invece, cresciuti del 10% le multinazionali del web soft, della grande distribuzione e dell’elettronica. Non è già il nuovo mondo ma lo scenario della produzione non sarà molto diverso per i prossimi anni visto che la tendenza è ancora in atto è ben lontana dall’esaurirsi. Le aziende che generano la maggior parte del loro fatturato in Cina e nel resto d’Asia hanno registrato, in buona parte, una ripresa delle vendite a partire da aprile 2020, - dice un’indagine globale dell’Area studi di Mediobanca - , mentre chi opera per lo più in Europa e nelle Americhe ha subìto il calo più consistente tra marzo e maggio 2020. Il fatturato delle oltre 150 multinazionali industriali, considerate nell’indagine, è in contrazione del -6,6% rispetto al primo semestre 2019, con il calo di alcuni settori compensato parzialmente dalla crescita di altri.
Le aziende farmaceutiche, il food e i pagamenti digitali hanno tenuto invariate le posizioni. Le multinazionali petrolifere (-33,8%) sono invece quelle più in difficoltà insieme ai produttori di aeromobili (-31,8 %), alla moda (-28,4%) e all’automotive (-26,9%). La contrazione è più contenuta per i settori media & entertainment (-10,0%), bevande (-8,2%) e telecomunicazioni (-3,9%).

Nonostante i primi segni di ripresa di maggio registrati dal recente report di Prometeia sui settori industriali la manifattura italiana si conferma in linea con quella internazionale per quanto riguarda l’impatto del Covid sui conti.
Secondo i dati raccolti ed elaborati da MF-Milano Finanza il comparto rappresentato dalle società quotate a piazza Affari ha ceduto nel complesso il 25% dei ricavi nel 1° semestre. A cui corrisponde un calo del margine lordo del 36% e una riduzione del margine operativo dall’11% del 2019 al 3% del 2020.
Rispetto al primo semestre del 2019, le società analizzate hanno perso complessivamente ricavi per oltre 60 miliardi. Si è, cioè, passati dai precedenti 243 miliardi agli attuali 182. Tra i settori, energetiche e utilities hanno registrato il minore calo (-14,9%), mentre il petrolifero con Eni (-40,4%) e la manifattura (-26,0%) riportano le maggiori perdite di fatturato. Dal calo delle entrate si salvano solo 27 società italiane quotate tra grandi e piccole. Tutto il resto è un calo assoluto, più o meno marcato.
Nella classifica assoluta di crescita del fatturato è prima Alerion CleanPower (+74%), seguono Ascopiave (+42%), Molmed (+24%), Coima Res (+24%), Diasorin (+9%) e Terna (+7,7%). Bene anche De Longhi (+6,8%), Italgas (+6%), Falck Renewables (+5%). Con Acea (+4%), Snam (+3,3%), Recordati (+2,3%), StM (+1,9%) e Hera (+0,9%). Tra i peggiori, invece, per saldo ricavi Fiera Milano (-63%), Autogrill (-51%), Salvatore Ferragamo (-46%), Marr (-43%), Saras (-41%). Tra i big il fatturato di Fca scende del 37%, quellodi Eni del 40% e Pirelli del 32%.

Se si passa dalle quantità del giro di affari al saldo del conto economico i risultati sono ancora più dramatici. Nei primi sei mesi del 2020 le società analizzate hanno perso oltre 16 miliardi a livello di margini industriali (-36,5% l’Ebitda, -78% l’Ebit).
Per quanto riguarda la struttura finanziaria si evidenzia un «deterioramento per tutti i settori, come risultato dell’incremento dell’indebitamento (+9,7%) e della contrazione dei mezzi propri (-8,1%)», sottolinea la ricerca di Mediobanca. La manifattura registra il deterioramento peggiore (+21,2 punti percentuali il rapporto tra debiti finanziari e capitale netto. «In positivo il mercato italiano dei servizi digitali ha chiuso il 2019 in crescita del +2,1% e si stima un incremento del +3,7% per il 2020. Digital e robotica rappresentano una prospettiva di sviluppo per quelle aziende che riusciranno a internalizzarli nei propri business model acquisendo un vantaggio competitivo decisivo e distintivo in termini di servizio al cliente, emancipazione dalle catene di fornitura ed efficientamento produttivo», conclude il report.
Ma ci sono delle differenza tra i segmenti delle quotate sopratutto riguardo la capacità di reddito. Il reparto Tech di Milano, condensato in parte nei titoli dell’Aim, presenta come il Nasdaq a New York, infatti un Ros (margine su vendite) superiore pari al 4,6% per le mid cap e al 5,7% per le altre quotate small cap. (riproduzione riservata)