Il tema è rovente. Le temperature record toccate questa estate in Italia, con tutte le conseguenze che ne derivano, hanno riportato in primo piano la questione dei cambiamenti climatici. Un problema che, secondo gli specialisti di Moody’s Analytics, avrà un costo di 69 mila miliardi di dollari per l’economia globale entro il 2100. Gli eventi atmosferici estremi danneggeranno infatti le infrastrutture e distruggeranno la produttività, con un impatto negativo in tutti i Paesi, anche se alcuni (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) ne risentiranno più di altri. Questa stima è stata fatta ipotizzando un aumento medio di due gradi Celsius delle temperature. Nel caso invece di un incremento inferiore (1,5 gradi) l’effetto può essere quantificato in 54 mila miliardi di dollari. Una cifra enorme, che non tiene conto delle catastrofi naturali, costate negli Stati Uniti centinaia di miliardi di dollari negli ultimi anni.
Ma di fronte a un tema così pressante, come devono essere modificate le strategie di investimento? «Per prevenire un cambiamento climatico pericoloso è necessaria una quasi completa decarbonizzazione dell’economia nel corso dei prossimi due decenni» dice Simon Webber, gestore del fondo Schroder Isf Global Climate Change Equity. «Questo comporta enormi cambiamenti, investimenti ed effetti dirompenti per numerosi settori. A mio avviso, nessuna strategia di investimento a lungo termine può permettersi di ignorare i trend che la lotta al cambiamento climatico sta generando», sottolinea Webber. Occorre quindi che le strategie tengano in considerazione i rischi che alcuni asset dovranno affrontare, essendo incompatibili con un’economia a basse emissioni. Secondo invece Victoria Leggett, responsabile Impact Investment di Union Bancaire Privée (Ubp): «Il cambiamento più immediato dovrebbe riguardare il modo in cui l’industria del risparmio valuta un titolo, in modo da includere considerazioni sull’impatto del climate change, realizzando a un quadro più completo e accurato del costo delle operazioni (e quindi del vero rendimento del capitale) dell’azienda stessa». Un’estensione di questo approccio dovrebbe includere la valutazione del «rischio di transizione» di un settore o di un titolo e un giudizio sugli ostacoli che in futuro un’azienda dovrà affrontare mentre procede la transizione verso un’economia basata sulle energie rinnovabili. «Tener conto del climate change richiede però di più da parte dell’investitore che un cambiamento nell’approccio valutativo» puntualizza la Leggett. «Implica infatti che i risparmiatori e i gestori del denaro si impegnino con l’industria per chiedere un aumento della trasparenza, della rendicontazione e del cambiamento di strategia per quanto riguarda le questioni climatiche. In ultima analisi, è necessario che l’intero settore degli investimenti agisca in qualità di stakeholder per la società, il che implica una riflessione a lungo termine e un uso consapevole e ponderato del capitale», conclude il gestore di Ubp.
In maniera pragmatica, Ophélie Mortier, a capo degli investimenti responsabili di Dpam, mette in evidenza che gli investitori possono scegliere diverse strategie o una combinazione di esse per affrontare il tema dei cambiamenti climatici nella definizione delle decisioni di investimento. In sintesi, possono concentrarsi sugli investimenti in imprese a basse emissioni di carbonio; possono investire in società che riducono attivamente le loro emissioni, in particolare le imprese o i settori ad alte emissioni che necessitano di un cambiamento del modello aziendale e che hanno quindi già iniziato il loro percorso verso la decarbonizzazione; possono concentrare gli investimenti sui cosiddetti facilitatori, società che favoriscono la transizione energetica, vale a dire aziende specializzate che offrono soluzioni alla sfida del cambiamento climatico, oppure possono escludere aziende o settori ad alta intensità di emissioni.
Eolico e solare in pole position. Quali sono i settori che beneficiano di più dei cambiamenti climatici? «Più che di settori veri e propri, parlerei di temi che sono riscontrabili trasversalmente in vari settori», spiega Andrea Re, responsabile azionario di Pramerica sgr, che continua: «La decarbonizzazione, oltre che sostenibile dal punto di vista dei numeri, è oggi un punto focale in molte agende politiche, come le recenti elezioni europee hanno mostrato. Questo trend porterà a una progressiva sostituzione del gas a favore dell’elettricità, con quella da fonte rinnovabile che rivestirà un ruolo sempre maggiore a scapito dei combustibili fossili». Potenziali beneficiari sono quindi riscontrabili nel campo industriale, quali ad esempio i produttori di cavi elettrici, funzionali anche alla connessione, tra le altre cose, di parchi eolici o solari. Ci sono poi ovviamente i produttori diretti di energia rinnovabile, quindi le utility che prima degli altri hanno investito e creduto nella transizione verso l’energia eolica, solare e l’idroelettrico.
«Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia sistemica per la società e l’ambiente e non ci sono vincitori in un mondo che non riesce a vincere la battaglia contro questo problema», dice la Leggett. Tuttavia ci sono naturalmente società e aziende che stanno aiutando a trovare soluzioni al problema del cambiamento climatico, e ci sono ovvi vantaggi di valutazione e di crescita nell’essere questo tipo di impresa a impatto positivo. Le imprese del settore delle energie rinnovabili, lungo tutta la catena di approvvigionamento, ne sono un esempio, così come le società che, attraverso le loro innovazioni, stanno contribuendo alla transizione verso un’economia più circolare (utilizzando i rifiuti come materia prima, impiegando le risorse in modo più efficiente). Le imprese, indipendentemente dal settore, che sono lungimiranti, ben investite e che si preparano a questi problemi, sono in una posizione di vantaggio.
I comparti invece che ne risentono più negativamente? «Chiaramente il settore dei combustibili fossili. La costruzione di un’economia a basse emissioni comporta necessariamente l’abbandono progressivo di queste industrie nel corso del tempo. Inoltre saranno a rischio i settori che non dispongono di soluzioni tecnologiche percorribili per ridurre significativamente le proprie emissioni. Il settore aerospaziale e quello del cemento sono due buoni esempi. Uno dei modi più efficaci di ridurre le emissioni in queste aree è quello di cercare prodotti sostitutivi , come i viaggi via treno, o materiali edilizi alternativi, e ciò mette a repentaglio il loro outlook di crescita», mette in evidenza il gestore di Schroder. Secondo invece Alessandro Allegri, ad di Ambrosetti am sim, «un altro comparto che rischia di risentire ampiamente del mutamento climatico e che dunque ne sarà molto colpito è quello agricolo. L’aumento della temperatura, l’incremento delle precipitazioni e una maggior frequenza di fenomeni atmosferici estremi quali venti forti e grandine stanno mettendo a dura prova sia la abituale produzione agricola, sia l’industria interconnessa, dalla materia prima al prodotto finito».
A Piazza Affari. Fra i titoli quotati a Piazza Affari, quali possono trarre vantaggio, in termini di performance, dai cambiamenti climatici? «Anche se borsa italiana è dominata da banche e società di beni di consumo, alcune aziende appaiono ben posizionate per beneficiare dei cambiamenti climatici, come nel caso di Hera, Enel, Falck Renewables, Salini Impregilo (infrastrutture idriche) e Cnh (macchine agricole)», dice la Mortier. Andrea Re, responsabile equity di Pramerica sgr, segnala Prysmian, in quanto produttore di cavi funzionali all’interconnessione dei parchi eolici, mentre per la manager di Ubp esempi di aziende molto diverse che in qualche modo contribuiscono a ridurre le emissioni e a creare un’economia meno dannosa per l’ambiente sono Aquafil, Carel e Iren. Secondo Simon Webber, gestore del fondo Schroder Isf Global Climate Change Equity, Enel può beneficiare di opportunità di crescita mettendo in campo nuovi asset nell’ambito delle energie rinnovabili, visto che ha già sviluppato un ampio business e una notevole esperienza in quest’area. Lo spostamento verso i veicoli elettrici, inoltre, genererà una significativa domanda aggiuntiva di energia elettrica: occorrerà quindi aumentare la produzione di energia rinnovabile per far fronte a tale richiesta. Nel caso invece di Hera, il cambiamento climatico metterà sotto pressione in modo significativo le risorse di acqua in tutto il mondo. In particolare ci si aspetta una consistente riduzione nella disponibilità di acqua nell’area del Mediterraneo, che genererà il bisogno di una maggiore efficienza nella conservazione delle risorse.
Occasioni sulle borse internazionali. Sui listini europei, fra i titoli che beneficiano direttamente dei cambiamenti climatici, i money manager di Pramerica sgr, segnalano Orsted, Vestas, Siemens Gamesa, Iberdrola. «Ogni società che offre una soluzione utile al problema del cambiamento climatico è in una posizione vantaggiosa. Si tratta più di limitare l’aggravarsi del cambiamento climatico piuttosto che di trarne beneficio. Kingspan, Siemens Gamesa, Edpr, Befesa e Loop Industries sono tutte aziende che offrono prodotti/processi innovativi che aiutano il mondo ad essere più efficiente nell’uso dell’energia e che consentano di affrancarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili» spiega la Leggett.
In Giappone i gestori di Schroder hanno scelto Shimano, leader nel mercato della componentistica meccanica per biciclette. Il ciclismo è infatti fortemente sostenuto a livello di politiche delle amministrazioni urbane di tutto il mondo. Inoltre lo sviluppo delle biciclette elettriche (e-bike) come nuova forma di mobilità individuale ha aggiunto una nuova dimensione di crescita all’industria ciclistica.
I gestori di Dpam, mettono invece in evidenza Dsm (leader mondiale nella tecnologia della fermentazione che consente ai clienti di ridurre gli sprechi alimentari e di acquistare materie prime con un’impronta di carbonio inferiore, Kingspan (tecnologie per l’isolamento termico), Nibe (pompe geotermiche), Nidec (leader mondiale nei motori elettrici ad alta efficienza) e Spirax Sarco (leader mondiale nella gestione del vapore per clienti industriali per ridurre le emissioni di CO2).
Bond corporate e green. In relazione allo sviluppo della tematica climate change, secondo i gestori di Pramerica sgr, sono interessanti i green bond di emittenti corporate che operano nel settore delle utility. Il capitale raccolto con queste emissioni è destinato infatti principalmente allo sviluppo delle energie rinnovabili, a supporto del passaggio verso un ciclo produttivo a basse emissioni di CO2. In particolare ritengono che possano offrire dei buoni rendimenti gli ibridi green bond di Iberdrola, Energias de Portugal, Engie, Enbw e le emissioni senior di Erg. (riproduzione riservata)