Unicredit nel mirino degli analisti dopo le indiscrezioni sulle possibili mosse dei fondi attivisti soci della banca che, a causa della bassa valutazione della banca, potrebbero essere tentati di chiedere un break up o vendite di asset no-core per aumentare la capitalizzazione del gruppo guidato dall'ad Jean Pierre Mustier.
E secondo Fidentiis "la bassa valutazione di Unicredit è ben evidente in termini relativi se consideriamo l'ampio sconto nel rapporto prezzo/net asset value della banca rispetto a quello di Intesa Sanpaolo, che si attesta nel 2019 a 0,38 rispetto a 0,65 di quest'ultima, con la principale differenze tra i due concorrenti rappresentata dal dividend yield attuale, il 6% di Unicredit rispetto al 10% di Intesa Sanpaolo".
Fidentiis afferma però che "il rendimento da dividendo è a favore della banca guidata dal ceo Carlo Messina soltanto in termini assoluti, perché la distanza tra tra i due scompare se si considera la politica di pay-out, pari al 30% per Unicredit e all'85% per Intesa Sanpaolo. Dal 2020 i rendimenti da dividendi potrebbero essere simili con Unicredit, che distribuirà molto meno del suo utile per azione, ovvero il 50% contro più dell'80% di Intesa Sanpaolo".
In sostanza gli analisti riteNgono che "l'attuale struttura patrimoniale e la redditività delle due banche, nella parte alta della singola cifra per entrambe, non possono portare a un gap di valutazione così elevato", conclude Fidentiis, che conferma il giudizio buy su Unicredit con target price compreso nell'intervallo tra 19 e 20 euro.
Al momento il titolo Unicredit segna un rialzo del 2,27% a 10,356 euro.