Due sfide per Meloni: dialogare con Usa e Ue e varare di corsa la legge di Bilancio
Due sfide per Meloni: dialogare con Usa e Ue e varare di corsa la legge di Bilancio
Il nuovo governo avrà solo due mesi di tempo per fare tre cose: la legge di Bilancio 2023, un nuovo decreto salva-bollette, la chiusura di alcune partite sulle partecipate pubbliche come Ita e Mps. E crearsi i rapporti con l’Europa

di Roberto Sommella 26/09/2022 08:45

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Come sempre, chiuse le urne e caduto il silenzio sugli slogan, viene il difficile. Non fa eccezione la situazione in cui si troverà Giorgia Meloni, la leader del partito che ha vinto le elezioni politiche e che di fatto è anche premier in pectore, destinata a raccogliere da Mario Draghi la campanella del Presidente del Consiglio.

I tre punti chiave

La prima mossa sarà quella di sgombrare coi fatti di fronte al mondo, all'Europa e all'alleato americano, l'ombra del fascismo (come maliziosamente ha adombrato ieri la CNN, ricordando che la politica italiana di destra che andrà al governo è la prima dopo Benito Mussolini), a dispetto della fiamma che è rimasta nel simbolo su cui ben un italiano su quattro ha messo il suo segno, decidendo col voto la cesura col passato.

La seconda scelta obbligata sarà quella di ribadire l'europeismo dell'Italia, nonostante Fratelli d'Italia abbia sostenuto a Bruxelles la posizione del premier ungherese Victor Orban, il cui paese, insieme alla Polonia, è sotto procedura d'infrazione per gravi violazioni dei diritti.

La terza mossa sarà inevitabilmente legata ai conti dello Stato, messi a dura prova prima dalla pandemia e poi dagli effetti della guerra in Ucraina, e bisognosi di rilancio e messa in sicurezza dopo la cura attenta dell'ex banchiere centrale.

L'aspetto finanziario, posto che Meloni supererà per intelligenza politica i primi due scogli geo politici, è di gran lunga quello più difficile da superare. Anche con una maggioranza larga, come i risultati elettorali indicano, il prossimo governo a trazione di destra, con le ali di Lega e Forza Italia fortemente minoritarie rispetto a Fratelli d'Italia e alla sua leader Giorgia Meloni, avrà infatti una tabella di marcia forzata per quanto riguarda i provvedimenti economici e pochissimi giorni di tempo per metterla a punto: giusto una sessantina, feste natalizie comprese.

Il tempo stringe

Le nuove Camere si riuniranno per la prima volta il 13 ottobre e, dopo l'elezione dei presidenti, potranno cominciare le consultazioni dal Capo dello Stato Sergio Mattarella per il conferimento dell'incarico. Di fatto, qualche giorno dopo la data del 15 ottobre, termine entro il quale il governo deve inviare alla Commissione europea la legge di Bilancio per il 2023. A Palazzo Chigi il nuovo inquilino, o la nuova inquilina, avrà davvero poche settimane per mettere a punto, col neo ministro dell'Economia, quella che un tempo si chiamava Finanziaria; legge di Bilancio che, per fortuna, non dovrà ancora rispettare i rientri dal deficit, essendo ancora sospeso il Patto di Stabilità e la regola del 3% di rapporto deficit/pil a causa della pandemia di Covid.

Va da sé che la prossima legge di Bilancio verrà quindi impostata dal governo uscente di Mario Draghi e dal suo fidato ministro dell'Economia Daniele Franco, che metteranno a punto tutto il quadro di finanza pubblica con l'approvazione della Nadef già forse entro mercoledì 28 settembre. Senza un passaggio del testimone rapido e condiviso con Draghi, l'esecutivo uscito dalle urne di questa domenica 25 settembre, rischia di andare all'esercizio provvisorio nel 2023, un meccanismo di contabilità che prevede un taglio orizzontale del 10% di tutte le spese statali.

Un'eventualità del genere va quindi decisamente evitata, per scongiurare il giudizio negativo di Bruxelles e dei mercati sullo spread e il debito pubblico.
Fieno in cascina ancora ce n'è abbastanza, considerando anche l'emergenza energetica legata alla guerra in Ucraina.

L'eredità di Mario Draghi

Mario Draghi e i suoi ministri, dopo aver stanziato 67 miliardi da inizio anno per sostenere le attività economiche messe sotto stress dal costo dell'energia, hanno dovuto varare ben tre decreti legge contro il caro vita, l'ultimo dei quali (di 14 miliardi di euro) a pochissimi giorni dall'apertura delle urne. Ma è pressoché certo che servirà una manovra per il 2023 di almeno 20 miliardi di euro.

Quando si insedierà il nuovo esecutivo, presumibilmente quindi a fine ottobre, avrà solo i restanti due mesi di tempo per fare subito tre cose: appunto la legge di Bilancio 2023, un nuovo decreto salva-bollette, la chiusura di alcune partite sulle partecipate pubbliche, in primis la vendita di Ita Airways al fondo Certares della cordata Air France Delta (sempre se così andrà a finire) e poi la ricapitalizzazione di Mps, propedeutica anch'essa alla cessione del Monte. Entrambe le operazioni sono condizionate da un cammino già segnato con la Commissione europea e dunque, come la legge di Bilancio e il Pnrr, incardinate in un preciso quadro comunitario. Dunque, con Bruxelles non si potrà che andare d'accordo. (riproduzione riservata)