Debutto stellare per Saudi Aramco, il titolo sale del 10% a Riyad
Debutto stellare per Saudi Aramco, il titolo sale del 10% a Riyad
Il gruppo, secondo indiscrezioni, vuole quotarsi anche in Asia per attirare quei capitali stranieri che non è riuscita ad attrarre con l'ipo da record sul mercato domestico. Morningstar: la compagnia non ha eguali al mondo ma per arrivare alla valutazione massima di 2 mila mld di dollari la stima sul petrolio dovrebbe essere di 100 dollari

di Paola Valentini 11/12/2019 10:55

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Debutto brillante alla borsa dell'Arabia Saudia (Tadawul) per Saudi Aramco, che con un'ipo da 25,6 miliardi di dollari è diventata la più grande offerta pubblica al mondo. Il titolo ha segnato in apertura con un incremento del 10%, il limite massimo di fluttuazione intraday consentito. L'azione ha subito toccato i 35,2 riyal (9,38 dollari Usa), nettamente al di sopra di quota 32 del prezzo di ipo, portando la sua valutazione da 1,7 mila a 1,88 mila miliardi di dollari, un valore che la rende la società con la maggiore capitalizzazione al mondo e comunque ancora al di sotto del livello di 2 mila miliardi cui ha sempre puntato la casa reale araba.

Se sarà esercitata integralmente la greenshoe la raccolta può arrivare a 29,4 miliardi di dollari, ma in ogni caso ha già stracciato la precedente ipo più ricca al mondo che è stata quella di Alibaba (25 miliardi di dollari) a Wall Street nel 2014. Sarah al Suhaimi, presidente della borsa Tadawul, ha definito la quotazione "un evento straordinario nel Regno dell'Arabia Saudita e nel mondo in generale".

La compagnia petrolifera saudita pensa però già al futuro. Alcuni funzionari sauditi si sono incontrati nelle ultime settimane con diversi investitori internazionali per raccogliere valutazioni e per sondare il loro interesse per una possibile ipo di Saudi Aramco anche in Asia, riferiscono fonti a conoscenza dei fatti a Dow Jones Newswires, facendo notare che Riyad spera ancora di attirare quei capitali stranieri che non è riuscita ad attrarre con la sua quotazione da record sul mercato domestico saudita.

La quota in vendita era l'1,5% (che potrebbe diventare l'1,7% in caso di esercizio della greenshoe) ed è stata collocata per la maggior parte presso investitori locali. Per i 2 miliardi di titoli destinati agli istituzionali (l'1%) sono arrivate domande per sei volte l'offerta. L'advisor Samba Capital ha detto che le richieste degli investitori stranieri sono soltanto il 10,5%. In generale gli acquirenti esteri negli Stati Uniti, in Europa e in Asia sono rimasti alla finestra per via della valutazione elevata.

Le azioni retail erano riservate soltanto a privati del regno e da loro sono arrivate prenotazioni per quasi cinque volte la tranche dedicata (lo 0,5%). A comprare i titoli sono stati circa 5 milioni di residenti su un totale di 20 milioni.

La tiepida risposta del mercato a livello globale ha spinto quindi nelle ultime settimane i dirigenti di Aramco ad avviare colloqui con istituzioni finanziarie per sondare l'interesse per una quotazione internazionale al fuori dall'Arabia Saudita. Il processo di selezione della borsa estera per l'ipo secondaria entrerà nel vivo il prossimo anno ma, sempre secondo le fonti, in cima alla lista ci sono Giappone e Cina.

Ora la domanda che si pongono gli investitori è se la società continuerà a mantenere la sua profittabilità. A questo proposito Morningstar ha avviato la copertura del titolo, e Allen Good, energy equity strategist di Morningstar, ha valutato Saudi Aramco 1.400 miliardi di dollari, 26 riyal sauditi per azione, contro i  32 del debutto.

"Una stima inferiore rispetto al valore di 1.700 miliardi di dollari che risulta dal prezzo dell’ipo", spiega Morningstar che analizza nel dettaglio le ipotesi alla base della valutazione e il contesto competitivo del colosso petrolifero arabo.

"Saudi Aramco non ha concorrenti con cui può essere paragonata per via delle sue dimensioni, della sua struttura e dei vantaggi dei costi che ha", dice l’analista, "grazie a una produzione di 13,6 milioni di barili al giorno nel 2018, 10,3 milioni dei quali di greggio, giganteggia rispetto a qualsiasi altra oil company quotata. Comprese quelle controllate dagli stati e che vengono favorite quando si tratta di sfruttare le risorse domestiche. Solo la russa Gazprom presenta caratteristiche simili ma, pur essendo una società del settore energy, non produce petrolio".

Per la società di analisi "l'elevata redditività di Aramco suggerisce che la presenza del governo, che detiene una quota di maggioranza nel capitale sociale, non ha impattato negativamente sul valore della società. Per questa ragione gli analisti assegnano un rating di Stewardship pari a Standard. I diritti di esclusiva sull’estrazione da quasi tutti i giacimenti di petrolio e gas naturale in Arabia Saudita garantiscono a Saudi Aramco la possibilità di accedere ad alcune delle riserve di petrolio e gas naturale più a basso costo a livello globale e dunque di ottenere un enorme vantaggio in termini di costo".

Morningstar ricorda che il gruppo saudita estrae da 498 riserve che si trovano in 136 giacimenti e che grazie alle loro caratteristiche geologiche i costi di produzione sono bassi. Inoltre il lavoro di estrazione è realizzato evitando di esaurire i pozzi, tanto che la vita media delle riserve è di circa 52 anni rispetto ai 9-17 anni di quelle dei concorrenti.

Il problema è il prezzo del greggio. Infatti il modello di calcolo di Morningstar si basa su un prezzo del petrolio di 60 dollari al barile nel 2020, che dovrebbero diventare 58 dollari nel 2021, 57 nel 2022 per poi tornare a 60 nel 2023. "La nostra valutazione non raggiunge l’obiettivo dei 2 mila miliardi di dollari", spiega Good, "per arrivare a quella cifra dovremmo avere una stima sul prezzo del petrolio a 100 dollari al barile, che è molto al di sopra delle nostre previsioni".

Il Paese è il più grande produttore dell'Opec che ha appena deciso un taglio della produzione di altri 500 mila barili al giorno da inizio 2020. Un'altro rischio riguarda la protezione dei giacimenti dopo l'attacco con i droni dello scorso settembre, che ha bloccato per alcuni giorni la produzione del Paese, costringendo Riyad a dimezzare temporaneamente l'output.

Intanto al momento le quotazioni del petrolio si mantengono deboli e il Brent cede lo 0,45% a 64,05 dollari, mentre il Wti registra il -0,34% a 59,04 dollari. (riproduzione riservata)