Debito mondiale record a 305 miliardi con un super dollaro. Sale il rischio default
Debito mondiale record a 305 miliardi con un super dollaro. Sale il rischio default
L'Istituto di finanza internazionale mette in guardia sull'iper indebitamento dei Paesi e delle società, molti dei quali emettono bond in dollari. Ma il rialzo dei tassi non è un aiuto e diversi mercati emergenti non stanno più fornendo informazioni sufficienti sulla qualità del debito

di Elena Dal Maso 19/05/2022 09:15

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Il debito globale è salito al record di 305 miliardi di dollari quest'anno, secondo l'Istituto di finanza internazionale (Institute of International Finance) rispetto ad un valore di circa 270 miliardi di due anni fa. Il dato dipende dall'indebitamento delle due maggiori economie al mondo, quello della Cina si è alzato di 2.500 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2022 mentre quello degli Stati Uniti di altri 1.500 miliardi nello stesso periodo.

L'istituto internazionale, fondato nel 1983 da 38 banche dei maggiori Paesi industrializzati per reazione alla crisi creditizia internazionale dei primi anni '80, ha spiegato nella sua ricerca che "mentre le banche centrali proseguono sulla strada dell'inasprimento delle politiche monetarie per frenare le pressioni inflazionistiche, l'aumento degli oneri finanziari aggraverà le vulnerabilità del debito". Un debito espresso per lo più in dollari, valuta che è arrivata a toccare i massimi sull'euro negli ultimi 20 anni spingendo gli analisti a ipotizzare di nuovo una parità fra le due divise.

L'aumento dei tassi e dei costi finanziari abbinato all'iper inflazione può mettere in crisi i debiti degli Stati

L'analisi sottolinea come molti Paesi, sia emergenti che sviluppati, stanno entrando in un ciclo di rialzo sui tassi, guidato dalla Federal Reserve, mentre posseggono livelli elevati di debito denominato in dollari. E' il caso per esempio delle economie asiatiche. E infatti l'Istituto di finanza internazionale spiega che "l'impatto potrebbe essere più grave per i mercati emergenti che hanno una base di investitori meno diversificata". Il rendimento del Treasury americano a 10 anni è aumentato di circa 150 punti base quest'anno e all'inizio di maggio ha raggiunto i massimi dal 2018.

Il debito emesso dalle società, escluse le banche e l'indebitamento dei governi sono state le principali ragioni per l'aumento delle emissioni sul mercato, con il debito al di fuori del settore finanziario che ha superato i 236 miliardi di dollari, circa 40 miliardi in più rispetto a due anni fa quando è scoppiata la pandemia di Coovid-19.

Il debito pubblico è salito più lentamente nello stesso arco temporale, ma "con l'aumento dei costi finanziari i bilanci degli Stati restano sotto pressione", spiega l'Istituto. "Dal momento che le esigenze di finanziamento delle pubbliche amministrazioni restano ancora ben al di sopra dei livelli pre-pandemia, i prezzi delle materie prime più elevati e più volatili potrebbero costringere alcuni Paesi ad aumentare ulteriormente la spesa pubblica per scongiurare i disordini sociali", mette in guardia l'IIF. 

Mercati emergenti poco trasparenti sul debito, salito del 12% in un anno

Aggiungendo poi che "questo potrebbe essere particolarmente difficile per i mercati emergenti che hanno meno spazio fiscale di manovra". L'istituto di ricerca con sede a Washington mette poi in evidenza che la mancanza di trasparenza è diventata un tema di peso per i mercati emergenti, dove il debito totale si avvicina a 100 miliardi di dollari dal livello di 89 miliardi di un anno fa. Si tratta di un aumento di oltre il 12%.

"La mancanza di una tempestiva divulgazione degli obblighi legati al debito pubblico, la copertura molto limitata delle passività potenziali e l'uso estensivo di clausole di riservatezza sono i principali ostacoli che causano asimmetrie informative tra creditori e debitori", spiega l'IIF, osservando che gli oneri finanziari stanno aumentando con le strette monetarie in corso.

Rapporto debito/Pil in discesa ma la tendenza rischia di invertirsi

Un dato positivo, invece, è quello che riguarda il rapporto debito/Pil globale sceso al 348%, circa 15 punti percentuali al di sotto del record toccato un anno fa, con importanti miglioramenti registrati nei Paesi dell'Unione Europea. Vietnam, Thailandia e Corea hanno registrato per contro i maggiori aumenti in tale misura. "La crescita dovrebbe rallentare in modo significativo quest'anno, con implicazioni negative per la dinamica del debito", mette in guardia l'Istituto. Che sottolinea come "i protratti lockdown in Cina e condizioni di finanziamento globali più restrittive alla fine rischiano di invertire la dinamica positiva del ratio debito/Pil". (riproduzione riservata)