Pablo Hernandez de Cos, membro del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, getta acqua sul fuoco e chiarisce che l'Istituto centrale non prevede un aumento dei tassi d'interesse della zona euro nel 2023. Dopo che il Financial Times ha scritto che il capo economista della Bce, Philip Lane, ha rivelato in un incontro privato con economisti tedeschi che l'Eurotower prevede di raggiungere entro il 2025 il target del 2% per l'inflazione, de Cos ha affermato che "la conclusione presumibilmente estrapolata da questo articolo è che i tassi d'interesse potrebbero aumentare nel 2023, che è chiaramente oltre le aspettative attuali del mercato".
Il banchiere, evitando commenti sull'inflazione nell'area euro (al 3% ad agosto secondo il dato definitivo pubblicato oggi da Eurostat, a luglio la crescita annua dei prezzi al consumo era stata pari al 2,2% mentre un anno prima, nel mese di agosto 2020, l'inflazione media era negativa per lo 0,2%), ha chiarito che le tre condizioni incluse nella forward guidance della Bce per anticipare un aumento dei tassi d'interesse non sono state raggiunte, precisando che "l'apparente conclusione del giornalista è praticamente incompatibile con la nostra forward guidance".
A parlare direttamente di inflazione ci ha pensato il consigliere della Bce, Gabriel Makhlouf, convinto che i timori di un'inflazione eccessiva nella zona euro sia esagerati "al momento" ma i policymaker devono riconoscere che c'è considerevole incertezza sulla persistenza delle pressioni dei prezzi, ha precisato Makhlouf. "Ritengo che, al momento, i timori di inflazione eccessiva nella zona euro siano esagerati e che le attuali pressioni inflazionistiche riflettano fattori transitori che svaniranno col tempo", ha detto per poi rilevare che "c'è una considerevole incertezza sul persistere delle pressioni dei prezzi e dobbiamo interpretare questi dati (sull'inflazione) e i risultati dei nostri modelli con cautela", ha concluso.
Dopo queste rassicurazioni, il tasso del Btp decennale, che in mattinata si è spinto fino allo 0,74%, il massimo da poco più di una settimana, ora si attesta allo 0,728%. Mentre lo spread Btp/Bund scambia oltre quota 100 punti base. Dopo un picco intraday a 102 punti, il livello più elevato da metà settembre, ora viaggia a 101,16 punti in attesa che si apra una settimana di rilievo per le Banche centrali con i meeting della Fed, della BoJ e della BoE. Gli strategist di Mizuho non credono che i dati macro odierni americani (alle 16:00 l'indice di fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan a settembre preliminare, precedente: 70,3 punti; consenso: 70,2 punti) saranno sufficienti a imprimere un cambiamento alla retorica della Fed e ritengono improbabile un annuncio sul tapering al meeting della prossima settimana.
Anche Dws si aspetta che la Federal Reserve statunitense "guidi dolcemente" i mercati, nella prossima riunione di settembre, verso cambiamenti più significativi in futuro. "Ciò potrebbe essere espresso attraverso un adeguamento del comunicato, molto probabilmente rispecchiando il discorso del presidente, Jerome Powell, a Jackson Hole, quando il numero uno della Fed ha affermato che "se l'economia si evolverà ampiamente come previsto, potrebbe essere opportuno iniziare a ridurre il ritmo degli acquisti di asset quest'anno", ha previsto Christian Scherrmann che si aspetta che la Fed annunci il tapering nella riunione di novembre e che la riduzione degli acquisti di asset inizi non prima di dicembre.
Mentre la Bce, secondo Gregorio De Felice, Chief Economist e responsabile della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, concluderà il Pepp il 31 marzo 2022, ma continuerà gli acquisti App forse fino al 2023 incluso. Il mercato sconta un rialzo dei tassi soltanto dal 2024. "La condizione necessaria sono proiezioni di inflazione stabilmente al 2%", ha affermato De Felice. (riproduzione riservata)