Chi resta a galla in Piazza
Chi resta a galla in Piazza
In media le quotate italiane sono ancora ben distanti dai valori pre-Covid, ma alcuni settori si sono mossi in controtendenza. Se l’Italia riuscirà a evitare un altro lockdown, ecco 30 titoli suggeriti dagli esperti per ripartire a settembre

di Elena Dal Maso 08/08/2020 02:00

Ftse Mib
34.363,75 23.51.00

+1,89%

Dax 30
18.143,68 23.51.00

+1,58%

Dow Jones
38.503,69 3.14.50

+0,69%

Nasdaq
15.696,64 23.51.00

+1,59%

Euro/Dollaro
1,0711 2.56.41

+0,14%

Spread
134,56 17.30.12

-2,43

Mentre l’indice Ftse Mib non riesce a reggere il livello dei 20 mila punti, dopo aver superato quota 25 mila a febbraio, lo S&P 500 americano venerdì 7 ha aperto a un’incollatura dai massimi storici raggiunti a inizio anno. Anche a Francoforte il Dax deve recuperare solo il 5% per ritornare alla situazione di pre-pandemia. Vale la pena puntare su una Piazza Affari apparentemente a sconto, in vista della ripresa delle attività a settembre? Una parte degli investimenti, secondo gli operatori di mercato interpellati da MF-Milano Finanza, sarà di natura tattica, a breve, dovendo considerare la Brexit da definire entro ottobre, le elezioni regionali in Italia in autunno e le presidenziali Usa il 4 novembre. Un’altra parte del portafoglio può guardare più a medio termine grazie al Green Deal e al piano sulla digitalizzazione lanciati dall’Ue che saranno resi concreti grazie alla liquidità in arrivo da gennaio 2021 con il Recovery Fund. Sullo sfondo uno scenario geopolitico instabile, con il presidente Usa Donald Trump che sentendosi non troppo sicuro della rielezione, accelererà sul dossier Cina con effetti probabilmente di nervosismo sui listini. «Le buone notizie sono scontate nei prezzi», spiega Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper e membro AssiomForex. «Invece gli operatori stanno guardando con attenzione all’aumento dei contagi in Europa». Al momento attuale, aggiunge poi Batacchi, «nessuno sta ipotizzando un lockdown in Italia in autunno, ma se questo avvenisse a livello nazionale, l’impatto su Piazza Affari sarebbe evidente». I mercati hanno recuperato dai minimi di marzo «perché dopo le riaperture abbiamo visto alcune stime al rialzo soprattutto sul 2021, stime che non inglobano l’ipotesi un’altra chiusura», aggiunge l’esperto. Gli investitori terranno sott’occhio per esempio la riapertura delle scuole per capire gli effetti della pandemia. «Il lato positivo è rappresentato dalle società di ricerca che stanno già facendo sperimentazioni per capire se il vaccino è pronto per l’uomo», prosegue Batacchi. La Russia ha annunciato che in autunno comincerà a iniettarlo a forze armate, medici e insegnanti. Anche Mark Dowding, Cio di BlueBay, ritiene che «sarebbe sbagliato assumere un atteggiamento troppo pessimistico, dato che l’abbondante liquidità delle banche centrali sembra destinata a permanere a lungo». L’esperto ricorda che «gli acquisti delle banche centrali in un contesto di tassi ultrabassi tendono a spingere il capitale verso asset più rischiosi, dato che gli investitori tentano di strappare qualche rendimento marginale».
A Piazza Affari diversi importanti operatori hanno orientato i portafogli in base alle linee guida Ue, in attesa di ampliare gli investimenti una volta che l’Italia definirà in maniera chiara dove intende orientare la liquidità in arrivo dall’Europa, se per esempio nello svecchiare strade e infrastrutture, puntare sul 5G, snellire la pubblica amministrazione e rendere più agile la giustizia. I settori vincenti in base alle direttive Ue sono quindi quello green, tech, dello stay home. Alcuni titoli su cui si sta creando attenzione sono di conseguenza Enel, Snam, Falck, Erg, StM. Un report di Goldman Sachs sul tema individua 43 titoli per scommettere sul Recovery Ue e cita, fra gli italiani, Prysmian, Enel e Carel (soluzioni di efficienza energetica). Per contro, tutto il settore oil (Eni, Saipem) rischia di soffrire ancora per qualche tempo. Secondo Antonio Amendola, co-gestore Italia ed Europa di AComeA, «a settembre, fra elezioni regionali e Brexit avremo un quadro più chiaro, magari anche sul fronte Covid fra trasmissioni di contagi e vaccini». L’esperto ritiene che dall’autunno dovrebbe essere più evidente una ripresa dell’industria che sarà da traino alle «mid e small cap italiane, molte delle quali sono fornitori di grandi gruppi Ue, per esempio». Amendola cita Biesse, Prima Industrie, Enav e, nel settore tech, Fos, Unidata, Datalogic. Nel portafoglio dei finanziari compare Intesa Sanpaolo, definita da molti operatori di mercato la best in class in Italia, ma anche Unicredit, Illimity e alcuni istituti specializzati come Banca Sistema, Banca Ifis, Banca Farmafactoring. Qualche desk operativo ha aperto posizioni long su Banco Bpm in ottica di consolidamento finanziario, soprattutto dopo l’opas di Intesa su Ubi, e così sul Creval (ottima trimestrale).

Resta al centro dell’attenzione Bper, che potrebbe fare da perno di un terzo polo. Prima, però, bisogna sbloccare Mps, zavorrata da 10 miliardi di cause e da 1 miliardo di rosso nel semestre. Mediobanca nel ruolo di advisor deve cercare un modo di far uscire il Mef dall’istituto senese (il governo ha il 68%). Intanto Kepler Cheuvreux ha scritto che preferisce come titoli Intesa dopo il successo su Ubi e la stessa Piazzetta Cuccia, che sta seguendo tutte le maggiori partite in Italia, compresa Atlantia. Sempre Mediobanca, questa volta l’ufficio studi, ha calcolato che primi sei mesi del 2020 sono stati bruciati in borsa 42 miliardi. Solo le utilities hanno migliorato la posizione (+2,5%), mentre il settore oil ha registrato l’effetto più duro (-38,9%). In calo anche manifattura (-10,8%) e servizi (-18,5%). I titoli che hanno dimostrato maggiore resistenza sono stati DiaSorin (+45,9%), Recordati (+17,9%), StM (+10,4%), Enel (+8,4%), Inwit (+8,2%), Ferrari (+7,2%), Terna (+2,7%). Tutti gli altri titoli del Ftse Mib hanno chiuso il semestre in calo. Rispetto al 2019, le società del Ftse Mib (senza i finanziari) hanno perso ricavi per oltre 50 miliardi (-25,3% anno su anno). Le utilities hanno registrato il minore calo (-14,9%), i petroliferi con Eni (-40,4%) e la manifattura (-26,0%) hanno riportato le maggiori perdite di fatturato. In controtendenza Inwit (+46,4%, grazie anche all’incorporazione di Vodafone Towers), DiaSorin (+8,6%), Terna (+7,7%), Snam (+3,3%), Recordati (+2,3%), StM (+1,9%) e Hera (+0,9%). Tutte le altre hanno registrato una contrazione del fatturato. Venerdì sera Moody’s ha tagliato il rating a Saipem da Ba1 a Ba2. (riproduzione riservata)