C/c, sorprese sotto l'albero
C/c, sorprese sotto l'albero
Ecco la classifica di tutti i costi sui depositi che gli italiani si troveranno a pagare da fine anno. Tra pochi rialzi, alcune riduzioni e molta stabilità, la vera incognita è la nuova modalità di calcolo delle commissioni per il prelievo dal bancomat

di Paola Valentini 04/12/2021 00:14

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Sotto l'albero di Natale i risparmiatori troveranno delle sorprese nei loro conti correnti. Molto spesso positive, in alcuni rari casi invece, meno. La speciale classifica di Milano Finanza mostra istituto di credito per istituto di credito, tutti i costi dei conti correnti, divisi per fasce d'età. Ne esce un quadro rassicurante, dove i movimenti in rialzo, come si evince dalla tabella in pagina, sono davvero molto pochi e in alcuni casi, per le fasce giovani, tendono verso il basso. Il giro d'orizzonte sui depositi degli italiani è però d'obbligo, visto che la costante crescita della ricchezza depositata in banca che ha superato il valore del pil. L'unico elemento di incertezza potrà invece essere rappresentato dalla prossima liberalizzazione delle commissioni sul prelievo di contante al bancomat. Ecco di cosa si tratta.

L'esigenza delle banche di contenere i costi sta portando a una progressiva riduzione delle filiali sul territorio, sostituite dai canali digitali. Emblematico è il caso di Ing. Da luglio la banca olandese, che anni fa con il suo conto Arancio ad alto rendimento e una formula low cost era diventata molto popolare in Italia, ha chiuso 63 casse automatiche sul territorio. La scelta di Ing è quella di favorire il passaggio verso un modello di società sempre più cashless, passaggio trainato dalle giovani generazioni, in particolare i nativi digitali, e accentuato dalla pandemia che ha aumentato il ricorso alle tecnologia. E ora un'altra novità si profila all'orizzonte. L'autorità Antitrust italiana sta infatti studiando la correttezza della proposta di Bancomat spa, la società che gestisce il circuito omonimo, che punta a cambiare la remunerazione del servizio di prelievo di contanti. Un progetto spinto dalle maggiori banche italiane, dato che Bancomat spa è partecipata da oltre 120 istituti, tra cui due ne detengono il 50%: Intesa Sanpaolo (31%) e Unicredit (19%). La decisione dell'Antitrust è attesa a breve, poi gli effetti si vedranno tra un anno.

«La proposta che abbiamo avanzato mira a rivedere un modello di remunerazione del servizio di prelievo con carte bancomat ormai non più sostenibile e che, è bene ricordare, riguarda solo il 25% del totale delle operazioni ovvero quelle effettuate con la carta di una banca diversa da quella che eroga il servizio di ritiro contante. Oggi i costi che sostengono le banche che erogano il servizio di prelievo sono elevati e questo sta determinando una graduale riduzione degli Atm che, oltre ad avere un costo di manutenzione, sono soggetti a continue evoluzioni tecnologiche che comportano investimenti significativi», commenta Alessandro Zollo, amministratore delegato di Bancomat spa. Attualmente è prevista una commissione interbancaria di 0,49 euro che per ogni singolo prelievo la banca emittente della carta riconosce alla banca proprietaria dell'Atm per l'utilizzo da parte di un suo cliente. Quest'ultimo poi, come noto, per ogni prelievo presso uno sportello terzo solitamente paga una commissione alla sua banca a ristoro dei costi che questa deve all'istituto dove avviene il prelievo. Ecco perché quando l'operazione è effettuata presso l'Atm della propria banca non sono previste commissioni, mentre nelle altre banche è possibile che ci siano, ma non è detto perché ci sono anche istituti che offrono i prelievi su canali terzi gratis, soprattutto quelle basate sull'online. Se invece il nuovo sistema sarà approvato dall'Antitrust, la commissione interbancaria sparirà e i costi saranno fatti gravare direttamente sui correntisti: sarà la banca proprietaria dell'Atm che fisserà in via autonoma la spesa che i clienti delle altre banche dovranno sostenere per prelevare. Il punto è che se oggi preventivamente il correntista conosce l'importo perché fissato nelle condizioni contrattuali all'atto dell'apertura del c/c (sotto la voce prelievi presso Atm di altre banche), con il nuovo modello lo potrà conoscere solo al momento dell'operazione quando apparirà sullo schermo del terminale. Bancomat spa ha previsto al riguardo un tetto di 1,5 euro per questa commissione. «Nel nostro progetto il costo del prelievo sarebbe visualizzato prima di effettuare l'operazione e consentirebbe al cliente di accettarlo o rifiutarlo. In definitiva sarebbe garantita non solo la continuità del servizio di prelievo, ma anche maggiore trasparenza e lo sviluppo di servizi a valore aggiunto per i cittadini», commenta Zollo.

Intanto l'ultima analisi di Sostariffe (gruppo Mutuionline) sulle principali carte di pagamento rileva la forte crescita delle commissioni del prelievo in altri istituti. Rispetto all'analisi del 2019, ad esempio, la spesa utilizzando una carta conto Iban è salita del +235%, da 0,2 a 0,67 euro. Prelevare con carta di credito è più costoso. In questo caso, infatti, l'operazione è soggetta a una commissione percentuale (solitamente con un importo minimo) che varia da 3,28% al 3,34% per le carte di credito a rate e dal 3,37% al 3,55% per le carte di credito a saldo. Le variazioni rispetto all'indagine del 2019, in questo caso, sono minime. In futuro però con l'ok dell'Antitrust c'è il rischio di una maggior facilità di andare incontro a rincari perché oggi le spese di prelievo, essendo inserite nel contratto di c/c, possono essere modificate dalle banche solo adducendo un giustificato motivo. Come quello che ad esempio ha dovuto indicare Bper per spiegare i prossimi aumenti. Il gruppo modenese ha inviato una lettera ai suoi correntisti in cui li avvisa di un rialzo dei canoni di quasi tre volte: quelli oggi pari a 3 euro a trimestre da febbraio diventeranno di 8,25 euro, 5,25 in più per un totale di 21 euro annui. Bper «ha deciso di intervenire per ristabilire l'equilibrio economico del rapporto di conto corrente», scrive la banca, spiegando che dei 21 euro, l'aumento di 2,1 euro serve a compensare l'incremento dei contribuiti al Fondo Interbancario di tutela dei depositi (Fitd) mentre 18,9 euro andranno a coprire i costi causati dalla «permanenza dei tassi in area negativa». Le banche devono versare contributi annui al Fitd proporzionati all'importo delle somme depositate dai clienti.

Nel 2019-2020 il gruppo ha avuto un incremento di 5,6 milioni dei contributi al Fitd e ha deciso farli pagare ai suoi correntisti. Per quanto riguarda i tassi Bper afferma di non essere in grado di mantenere le condizioni economiche in essere sui c/c per via del ribasso dell'Euribor negli ultimi due anni. Peccato che i cali dei tassi non impattino invece sui prestiti i cui costi continuano a restare elevati o comunque non scendono con la stessa velocità con cui rincarano i c/c. Ma Bper non è l'unica a essere intervenuta in questi ultimi tempi sui costi, come emerge dall'osservatorio di dicembre di MF-Milano Finanza che ha messo a confronto le condizioni applicate dai conti correnti per le famiglie con operatività media e per i giovani delle maggiori banche italiane sia online sia tradizionali. La tabella in pagina mostra l'evoluzione degli Isc nel corso del 2021, da febbraio a giugno fino a oggi. Ad esempio, Fineco ha visto l'Indicatore di costi complessivi (Icc) del suo conto passare da 24,61 euro della precedente rilevazione condotta lo scorso giugno agli attuali 26,86 euro per il profilo famiglie operatività online e quello dei giovani è salito da 13,24 euro a 15,49 euro. Proprio Fineco era finita sotto i riflettori dell'Antitrust quando lo scorso marzo aveva comunicato ai suoi clienti la possibilità di chiudere il rapporto in presenza di una giacenza superiore a 100 mila euro e in assenza di investimenti o di finanziamenti collegati al conto.

Per mostrare il costo indicativo annuo del conto corrente e confrontare le varie offerte la Banca d'Italia obbliga dal 2009 le banche a calcolare un dato unico, che fino a fine 2019 si chiamava Indicatore sintetico di costo (Isc) e poi ha preso il nome di Indicatore dei costi complessivi (Icc). Da gennaio 2020 sono entrate in vigore le nuove disposizioni di trasparenza per i conti correnti ed è nato l'Icc. Come per l'elaborazione dell'Isc, anche il valore dell'Icc è ottenuto sommando i costi annuali del conto modellati su sei profili tipo di utilizzo (sia online sia in filiale) per i conti a pacchetto e su un solo profilo per i conti a consumo. Poiché l'Icc esprime un costo indicativo, che può quindi differire da quello effettivo sostenuto, è opportuno che il cliente, leggendo il riepilogo inviato dalla banca a fine anno, confronti le spese concretamente sostenute con l'Icc di riferimento per capire se, grazie alla portabilità, non convenga cambiare banca.

Un'opzione sempre percorribile nel caso si sia scontenti del trattamento del proprio istituto. (riproduzione riservata)