Bper abbassa il Cet1 al 13,23%. Equita: al 12,5% in caso di fusione con Ubi
Bper abbassa il Cet1 al 13,23%. Equita: al 12,5% in caso di fusione con Ubi
La banca ha rivisto il Cet1 dal 14,24% comunicato il 7 novembre perché, come osservato dalla Bce, non è ancora possibile includere il badwill (354 mln) relativo all'acquisto di Unipol Banca. La sim ha ipotizzato un concambio di 1,56, che sconta un premio del 25% per Bper, costi di ristrutturazione per 1,4 mld e la riduzione di 3.300 dipendenti e sportelli

di Francesca Gerosa 12/11/2019 11:40

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Bper Banca abbassa il Cet1 al 13,23%, coefficiente patrimoniale che resta comunque sopra il requisito Srep fissato dalla Banca centrale europea al 9% per quest'anno, mentre il mercato si focalizza sul capitolo M&A dopo che l'ad dell'istituto emiliano, Alessandro Vandelli, ha aperto le danze per il 2020.

In seguito al comunicato stampa del 7 novembre sui conti consolidati dei primi nove mesi dell'anno e delle successive interlocuzioni con la Bce sul processo di approvazione delle componenti dei fondi propri, l'istituto ha comunicato questa mattina che il Common Equity Tier 1 ratio Phased in, alla data del 30 settembre, non può ancora tecnicamente includere il badwill provvisorio derivante dall'acquisizione di Unipol Banca, pari a circa 354 milioni di euro, essendo ancora in corso il processo di Purchese Price Allocation.

Tale contributo potrà essere assunto nel bilancio 2019 al completamento delle procedure di Purchese Price Allocation, previsto entro dicembre. Per cui il Common Equity Tier 1 ratio Phased in è stato rivisto al 13,23% dal 14,24% che includeva il badwill provvisorio. Di riflesso sono stati modificati anche il Tier 1 ratio Phased in al 13,66% e il Total Capital ratio Phased in al 16,22%.

Un coefficiente patrimoniale che Equita stima al 12,5% in caso di un'eventuale fusione con Ubi dopo che in un'intervista il ceo di Bper Vandelli ha previsto che il 2020 sarà il momento giusto per affrontare il nodo di un'ulteriore razionalizzazione del sistema bancario a cui Bper è pronta a partecipare.

"Le banche potenzialmente coinvolte non sono molte: Banco Bpm, Ubi, Bper e Mps. Noi abbiamo fatto un buon lavoro, in termini di crescita e riduzione dei rischi legati ai crediti difficili: a questo punto riteniamo di essere interlocutori importanti di un processo di razionalizzazione", ha affermato il banchiere, sottolineando, però che, trattandosi di operazioni complesse, i tempi di realizzazione di un'eventuale operazione possono essere lunghi. "Non ci sono solo le considerazioni economiche, ma anche i ragionamenti sulla governance, sugli equilibri complessivi".

In effetti, osserva Kepler Cheuvreux, le banche italiane hanno accelerato il de-risking e hanno rafforzato i loro coefficienti patrimoniali. Ma se una valutazione è ora più affidabile in termini economici, la governance rimane un problema in quanto potrebbe essere necessario del tempo per raggiungere un accordo tra gli azionisti. Bper, aggiunge Kepler, ha il vantaggio di avere due grandi azionisti principali (Unipol con il 18,69% e la Fondazione Sardegna con il 10,35%), pronti a sostenere un eventuale merger, come recentemente dichiarato dal ceo di Unipol.

"Concordiamo con Vandelli la necessità di un consolidamento e il fatto che ora sia fattibile, sebbene riteniamo che un problema da risolvere sia il livello di capitale aggiuntivo necessario per pagare i costi di integrazione e l'allineamento del capitale. Ciò potrebbe essere diluitivo", avverte Kepler, "considerando l'attuale sconto significativo  sul capitale tangibile: p/tbv di 0,32 volte per le quattro banche menzionate e le difficili condizioni di mercato che hanno messo sotto pressione la redditività".

Da parte sua Equita resta convinta che l'operazione più probabile per Bper sia rappresentata da una fusione con Ubi visto che Banco Bpm deve rinnovare la governance nel 2020 e non ha, al momento, interlocutori di riferimento con i quali negoziare un'operazione straordinaria e che Mps dovrebbe essere impegnata nel closing dell'ulteriore operazione di de-risking per la quale è attesa l'approvazione dell'Ue.

Inoltre, a detta della sim, il fit industriale con Ubi sarebbe ottimale rispetto alle opzioni Banco Bpm e Mps visto che sia Bper sia Ubi controllano ancora diversi business (asset management, assicurazione, npl servicing) che potrebbero essere valorizzati con l'ingresso di uno o più partner per sostenere i costi di ristrutturazione del deal.

Così Equita ha ipotizzato un concambio di 1,56 che già sconta un premio del 25% per Bper rispetto a Ubi sulla base del multiplo prezzo/capitale tangibile (0,53 volte contro 0,43 volte). Secondo i calcoli della sim la combined entity avrebbe, appunto, un Cet1 al 2020 del 12,5% e un npe ratio dell'8,5%.

Inoltre Equita ha previsto, in caso di fusione, costi di ristrutturazione per 1,4 miliardi di euro per ridurre il ratio npe al 5% con vendite per 5,5 miliardi e la riduzione di 3.300 dipendenti e sportelli (-10%) con un Cet1 che scenderebbe all'11%, livello che, comunque, potrebbe essere ristabilito attraverso cessioni/valorizzazioni di asset e che non sembrerebbe fare emerge necessità immediate di ricapitalizzazione: 1pp di Cet1 equivale a 1 miliardo di capitale, il 20% dell'attuale capitalizzazione di mercato.

Al contempo, con sinergie da costo per 275 milioni (il 38% dell'utile pro-forma), la combined entity avrebbe un Rote (rendimento del patrimonio netto tangibile) del 9% (6% stand-alone) e tratterebbe a un multiplo prezzo/utile di 5,2 volte e a un multiplo prezzo/capitale tangibile di 0,47 volte.

Nella nuova banca nata dalla fusione, dato il concambio ipotizzato, gli ex azionisti di Bper si diluirebbero dal 20% al 12% (Unipol all'8%) e quelli di Ubi dal 17% al 10%. Quanto alla partecipata (detiene il 57% del capitale) nel settore dell'asset management, Arca, Vandelli ha detto che nel primo trimestre dell'anno prossimo prenderà in mano il dossier.

"Partendo da una certezza, la strategicità di Arca nel nostro portafoglio, e dalla consapevolezza di volerla veder crescere. Anche con un partner industriale: non considero una priorità conservare la maggioranza del gruppo", ha precisato Vandelli. Dunque, non è escluso il possibile ingresso di un partner industriale e la cessione della maggioranza, mentre non è prevista la quotazione.

Infine, per i dividendi, il ceo ha indicato, nel periodo 2019-2021, un payout ratio (quota di utile da distribuire agli azionisti) del 25% circa. Alcuni analisti hanno incorporato nelle loro stime, per il periodo 2019-2021, un payout ratio più alto al 30% circa. Equita ha, quindi, confermato il rating buy e il target price a 5,1 euro sul titolo Bper che al momento in borsa segna un +1,28% a 4,34 euro, mentre Ubi un +2,22% a 2,76 euro. (riproduzione riservata)