Bestinver: con cessione 30% delle bioraffinerie, a Eni oltre 3 miliardi di euro
Bestinver: con cessione 30% delle bioraffinerie, a Eni oltre 3 miliardi di euro
Il titolo sale dopo che ieri il ceo, Descalzi, ha parlato della possibilità di scorporare l'attività delle bioraffinerie unitamente al marketing (retail stations). Il segmento Biorefining & Marketing dovrebbe raggiungere 0,8 miliardi di euro di ebit adjusted nel 2024 da 0,55 miliardi di euro nel 2020 e per il broker questi asset valgono 10 miliardi di euro. Un po' meno per Equita: 7 mld di euro

di Francesca Gerosa 23/06/2021 10:45

Ftse Mib
33.922,16 23.50.49

+0,12%

Dax 30
17.737,36 23.50.49

-0,56%

Dow Jones
37.986,40 6.47.31

+0,56%

Nasdaq
15.281,86 23.50.49

-2,05%

Euro/Dollaro
1,0657 23.00.33

-0,01%

Spread
143,06 17.30.12

+0,44

Il titolo Eni sale dell'1,08% a quota 10,526 euro a Piazza Affari dopo che ieri il ceo, Claudio Descalzi, nel suo intervento all'evento virtuale Global Energy Transition 2021, ha parlato della possibilità di scorporare l'attività delle bioraffinerie unitamente al marketing (retail stations). "È prematura, ma si tratta di un'operazione che potrebbe essere interessante in futuro, in linea a quanto il gruppo sta facendo nelle rinnovabili", ha detto. Ad aprile, la società ha avviato un progetto strategico per la quotazione o cessione di una quota minoritaria della nuova business unit Eni Gas & Luce e Renewables.

Descalzi si è anche soffermato sulla combinazione delle attività upstream in Norvegia e in Angola, attraverso la creazione di joint venture. Operazioni che dalla al gruppo la flessibilità per investire in nuovi business: "creano opportunità di sviluppo in nuovi business, senza aumentare la leva finanziaria del gruppo". Il ceo ha confermato che la società sta valutando operazioni simili per ridurre il leverage, senza però sbilanciarsi: "ci sono dialoghi in corso, ma è prematuro parlarne".

Eni ha due bioraffinerie in Italia a Venezia e a Gela con una capacità di 1,1 mtpa. Il suo piano è di raddoppiare la capacità a circa 2 mtpa entro il 2024, di cinque volte entro il 2050 e triplicare l'ebitda di questo business rispetto al 2020. Inoltre, a partire dal 2023 le bioraffinerie non utilizzeranno olio di palma nei cicli produttivi, ma verranno utilizzate cariche alternative (per esempio oli alimentari usati, grassi animali e scarti della lavorazione di oli vegetali).

Il colosso oil ha un target di IRR (tasso interno di rendimento) pari al 15% sulle bioraffinerie rispetto a un range del 6%-9% nelle rinnovabili. "Il segmento Biorefining & Marketing dovrebbe raggiungere circa 0,8 miliardi di euro di ebit adjusted nel 2024 da 0,55 miliardi di euro nel 2020 e pensiamo che il valore di questi asset possa aggirarsi intorno a 10 miliardi di euro", ha sottolineato in una nota di oggi Bestinver Securities.

"Quindi la cessione di una quota di minoranza nell'ordine del 30% del business della bioraffinazione potrebbe apportare oltre 3 miliardi di euro di risorse aggiuntive da investire nella transizione energetica, che si andrebbero ad aggiungere ai circa 3 miliardi di euro derivanti dalla cessione di circa il 30% del business retail più rinnovabili", ha calcolato Bestinver che ha un rating hold su Eni in quanto ritiene che i rischi sui prezzi del petrolio siano più al ribasso che al rialzo, perché i paesi Opec+ hanno ampia capacità inutilizzata. Anche Intesa Sanpaolo ha confermato il rating hold e il target price a 9,9 euro non ritenendo che per il momento questa notizia abbia un impatto sul prezzo delle azioni.

Invece, Equita Sim ha confermato il rating buy con un prezzo obiettivo a 11,8 euro, ritenendo che la notizia abbia implicazioni positive per il titolo in quanto la valorizzazione del business bioraffinerie più marketing potrebbe essere individuata a 6,5-7 miliardi di euro, a multipli ev/ebitda significativamente superiori rispetto a quelli di Eni.

In effetti il business delle bioraffinerie ha multipli elevati sul mercato, dove Neste, società finlandese da 40 miliardi di capitalizzazione di mercato e 3 mtpa di volumi di biofuel nel 2020, tratta a un p/e 2023 di 21 volte e a un ev/ebitda di 15 volte. "Ipotizziamo che l'ebitda delle bioraffinerie di Eni nel 2020 sia stato di circa 100 milioni di euro con volumi pari 0,7 milioni di tonnellate e a fine piano stimiamo possa raggiungere i 300 milioni o superiore, includendo la nuova capacità e il mark-up delle cariche alternative", ha precisato Equita.

La valutazione implicita del segmento bioraffinerie potrebbe, quindi, essere individuata in un range di 3-3,3 miliardi, applicando un 25%-30% di sconto ai multipli 2023 di Neste. Lo sconto, ha spiegato la Sim, è motivato dalla diversa struttura dei due business dove Neste ha impianti disegnati per il segmento bio, mentre Eni li ha convertiti da raffinerie tradizionali, con un gap di redditività unitaria. Invece, il business marketing viene valutato nella somma delle parti della Sim a 6 volte l'ev/ebitda ovvero 3,6 miliardi.

Secondo le stime del consenso, il titolo Eni tratta a un multiplo prezzo/utile 2021 di 15,2 volte contro le 10,5 volte dei competitor, a un ev/ebitda di 4,4 volte (5,2 i competitor) con un rendimento del free cash flow dell'8,6% (9,6% i competitor) e un rendimento del dividendo del 7,2% rispetto al 5% dei competitor. (riproduzione riservata)