Banche spagnole e italiane le più esposte a imprese vulnerabili ai rischi legati al clima
Banche spagnole e italiane le più esposte a imprese vulnerabili ai rischi legati al clima
Dal rapporto sulla congiuntura e i rischi del sistema finanziario italiano, pubblicato da Consob, emerge anche che l'Italia contribuisce in modo rilevante allo sviluppo del comparto dei fondi ESG (1.210 nel primo trimestre dai 517 di fine 2020)

di Francesca Gerosa 03/08/2021 14:20

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La transizione verso un modello di sviluppo sostenibile è un tema prioritario nell'agenda dei policy makers. Uno dei pilastri del Recovery and Resilience Facility, strumento principale del programma Next Generation EU, è la transizione ecologica, a cui deve essere allocata una quota minima delle spese pari al 37% del totale. Inoltre, la Commissione Europea ha indicato l'emissione di titoli green nella misura pari almeno al 30% del totale.

Tale previsione concorrerà a dare impulso alla crescita del comparto dei green bond, le cui emissioni nel primo semestre sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, grazie all'ingresso nel mercato degli emittenti sovrani, si legge nel rapporto sulla congiuntura e i rischi del sistema finanziario italiano in una prospettiva comparata, pubblicato da Consob.

In questo contesto, l'Europa svolge da tempo un ruolo trainante, con emissioni che a giugno di quest'anno risultano pari al 60% circa dell'aggregato globale. L'Italia, il cui contributo rimane inferiore a quello dei maggiori paesi europei, registra comunque una crescita molto elevata.

L'Europa contribuisce in modo rilevante anche allo sviluppo del comparto dei fondi ESG (operano principalmente nel comparto azionario e in minor misura in quello obbligazionario e misto): a marzo di quest'anno si contano circa 3.500 fondi europei, con un patrimonio complessivo superiore a 1.600 miliardi di euro (pari a oltre l'80% del dato globale) a fronte di una raccolta, riferita al primo trimestre dell'anno, di circa 147 miliardi.

Il fenomeno risulta molto meno rilevante negli Stati Uniti, dove i fondi ESG sono poco più di 400, con un patrimonio pari a 266 miliardi di euro circa e una raccolta pari, nel primo trimestre del 2021, a circa 22 miliardi di euro. Mentre in Italia alla fine del primo trimestre il numero di fondi ESG era pari a 1.210, un dato più che raddoppiato rispetto ai 517 di fine 2020, mentre il patrimonio promosso ha raggiunto 276 milioni di euro a fronte di 81 milioni a fine 2020.

Tali dinamiche si associano alla crescita del numero di imprese attente alla sostenibilità, come si evince anche dall'aumento del numero di emittenti per i quali è disponibile una valutazione della performance ESG. Il tema è altresì all'attenzione del sistema bancario, che anche su impulso di regolatori e autorità di vigilanza, è chiamato a valutare la propria esposizione ai settori vulnerabili al rischio fisico e al rischio di transizione, legati rispettivamente ai cambiamenti climatici e a eventuali correzioni delle valutazioni di mercato delle attività nei settori a più elevati livelli di emissione di CO2 innescate, ad esempio, dal sopravvenire di regolazioni restrittive.

I dati disponibili alla fine del 2020, si legge nel rapporto Consob, mostrano che tra le banche dei maggiori paesi dell'Eurozona quelle spagnole e quelle italiane si connotano per le esposizioni più elevate, in valore assoluto, a imprese vulnerabili a rischi connessi a eventi climatici estremi, mentre i finanziamenti erogati dalle banche dell'area euro a società operanti nei settori a più elevati livelli di emissione di CO2 (ossia, minerario ed estrattivo, manifatturiero, del commercio, del trasporto e delle utilities) sfiorano complessivamente il 47% del totale dei crediti alle società non finanziarie. (riproduzione riservata)