Il vento m&a continua a spingere i titoli bancari a Piazza Affari. Nell'ultimo mese l'indice Ftse Italia All Share Banks ha guadagnato il 31% e oggi è stata un'altra seduta di rialzi per tutti gli istituti di credito, con l'eccezione di Banco Bpm. L'annuncio dell'opa da parte di Crédit Agricole sul Credito Valtellinese è stato infatti l'ennesimo segnale del consolidamento in corso nel settore del credito italiano ed europeo. Un risiko, avviato dall'aggregazione fra Intesa Sanpaolo e Ubi, che presto potrebbe coinvolgere altre banche.
Le prime indiziate restano Banco Bpm e Banca Bper, se non altro per il consenso alle nozze manifestato dal ceo del primo istituto, Giuseppe Castagna, e dal maggior azionista del secondo, Unipol, per il tramite dell'ad Carlo Cimbri. La scalata lanciata della banque verte ha avuto però un effetto opposto sull'andamento dei titoli delle due banche. Mentre Bper ha chiuso in rialzo del 2% sulla speranza di un prossimo matrimonio, Banco Bpm ha perso il 3,7% per via della delusione del mercato causata dalla perdita di un (presunto) pretendente. Con l'opa sul Creval, infatti, il Crédit Agricole si è sfilato dalla partita per Banco Bpm, ammesso che avesse mai voluto giocarla. "Dato che non ci sono altre opzioni strategiche per Banco Bpm, a questo punto le chance di un accordo con Bper aumentano", ha osservato Giovanni Razzoli di Equita sim, "benché l'operazione abbia senso dal punto di vista industriale alla luce della complementarietà delle reti di distribuzione delle due banche e dei modelli di business, si tratterebbe in sostanza di una fusione alla pari con poco spazio per un premio immediato rispetto ai prezzi di mercato attuali di Bpm".
Le voci di risiko bancario hanno trascinato al rialzo anche Monte dei Paschi (+1,3%) e la sua pretendente riluttante Unicredit (+3,4%). Nonostante i ripetuti no del ceo di Gae Aulenti, Jean Pierre Mustier, il mercato continua a scommettere che prima o poi i due istituti convoleranno a nozze con i buoni uffici del neo-presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan. Se non altro perché il corteggiamento dello Stato, primo azionista di Mps e costretto a uscire dal capitale entro il 2021, si fa sempre più serrato. Secondo indiscrezioni, il ministero dell'Economia sarebbe pronto a garantire la condizione di neutralità sul capitale di Unicredit dall'acquisizione, attraverso un aumento di capitale da 2,5 miliardi in Mps e tramite l'emanazione di un decreto che permetta la conversione da asset fiscali in crediti fiscali. A queste condizioni, gli analisti di Equita sim ritengono che l'accordo "sarebbe sostanzialmente accrescitivo sotto il profilo del capitale per Unicredit, nonché neutrale dal punto di vista del profilo di rischio in quanto verrebbero sterilizzate le componenti company-specific di Mps (cause legali e minacce di contenzioso)".
Miglior titolo fra i bancari è però stato quello della Popolare di Sondrio, che ha concluso in rialzo addirittura dell'8%. Chiusa la porta all'aggregazione con il corregionale Creval per creare il polo valtellinese, la banca guidata da Mario Alberto Pedranzini potrebbe presto rientrare in piani di consolidamento più ampi. In questo senso si fa notare che nel capitale della Popolare di Sondrio è presente con l'1,9% sempre la Unipol di Carlo Crimbri, che con Mediobanca e Bper ha partecipato all'operazione Intesa-Ubi e ora potrebbe essere regista di un'altra puntata del risiko bancario italiano. (riproduzione riservata)